
Per Stellantis un primo trimestre 2025 nero: produzione italiana in caduta libera e ai livelli del 1956 (109.900 veicoli, -35,5%, di cui 60.532 auto, -42,5%). E poi c'è la tegola dei dazi di Donald Trump e il conseguente incarico a McKinsey di occuparsi delle situazioni di Maserati (rischio cessione come extrema ratio?) e Alfa Romeo. Per Stellantis, gruppo ancora privo di una guida operativa dopo l'uscita multi milionaria di Carlos Tavares, lo stato dell'arte continua a essere molto complesso e soprattutto preoccupante. Ad aumentare dubbi e tensioni è arrivata la notizia, rilanciata da Bloomberg, secondo cui il presidente e ceo ad interim di Stellantis, John Elkann, si sarebbe rivolto a McKinsey per una consulenza strategica su Maserati e Alfa Romeo, ovvero di valutare opzioni per i due marchi iconici tra cui partnership con realtà manifatturiere per l'accesso a nuove tecnologie. Immediato, secondo l'agenzia, sarebbe arrivato l'interesse di alcuni gruppi asiatici (cinesi), mentre già c'è chi ipotizza - come ultima mossa - la possibile cessione di Maserati. «A McKinsey è stato chiesto di valutare gli effetti dei dazi su Alfa Romeo e Maserati», il commento secco a Bloomberg di un portavoce di Stellantis.
Rocco Palombella, segretario generale Uilm, in una lettera al presidente Elkann, la seconda sullo stesso argomento in 8 mesi, ricorda le rassicurazioni fornite su Maserati, come risposta, dall'ex ad Tavares, cioè «di grandi passi verso un'ulteriore espansione a livello internazionale», mentre i dati attuali rivelano un calo del 73% della produzione di vetture con il Tridente. Problemi per Maserati e anche Alfa Romeo, aggiunge Palombella, che «Elkann addebita ai dazi, ma la causa è da ricercare nelle scelte prese da tempo che stanno decretando la morte industriale del Tridente». La creazione di un Polo del lusso con Ferrari «è l'unico spin-off che ci convince», altrimenti «occorrono investimenti immediati e nuovi modelli», rimarca il leader Uilm.
E se un'opzione fosse il trasloco delle linee GranCabrio e GranTurismo da Mirafiori a Modena, stabilimento che da gennaio ha sfornato solo 30 modelli Maserati? Contrario è Ferdinando Uliano, segretario generale Fim-Cisl, perché in questo modo si toglierebbe ulteriore linfa al polo torinese che attende, per fine anno, il «salvagente» Fiat 500 ibrida dopo il flop del modello elettrico che anche sul mercato americano non ha rispettato le ambiziose attese.
Proprio il sindacato Fim-Cisl ha fatto il punto trimestrale sulla produzione di Stellantis in Italia che Uliano ha descritto «particolarmente negativa, contrariamente al 2024 dove almeno lo stabilimento di Pomigliano d'Arco (da questo gennaio -36,9%) rappresentava un'accezione positiva». Aggravio in termini di volumi e aumento dell'uso degli ammortizzatori sociali (interessano circa 20mila addetti): ecco il quadro del 2025 stimato dal sindacato.
Gli impatti produttivi dei lanci programmati, infatti, si avranno solo nel 2026. Tutte le fabbriche sono in rosso: -71,4% Modena, -64,6% Melfi, -45,5% Cassino, -36,9% Pomigliano d'Arco, -22,2% Mirafiori e 24,2% Atessa (furgoni).
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