Chiuse le indagini sul caso Vivendi-Mediaset: indagati Bollorè e l'ad dei francesi

La Procura della Repubblica di Milano ha chiuso le indagini sul caso Vivendi-Mediaset, indagando il finanziere Bollorè e l'ad dei francesi

Chiuse le indagini sul caso Vivendi-Mediaset: indagati Bollorè e l'ad dei francesi

Come riporta il Corriere della sera, la Procura della Repubblica di Milano ha chiuso le indagini sul caso Vivendi-Mediaset e ha indagato i vertici del colosso francese. Per il finanziere Vincent Bollorè e l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine le accuse di reato sono "manipolazione del mercato" (pena da 1 a 6 anni) e "ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza" (pena da 2 a 8 anni). Le indagini erano state avviate a dicembre 2016 dopo la denuncia del gruppo televisivo italiano della famiglia Berlusconi.

Il pubblico ministero Silvia Bonardi, la stessa che in passato si è occupata dell'indagine per falso nei bilanci di British Telecom Italia, accusa Vincent Bollorè e Arnaud de Puyfontaine di aggiottaggio, per aver "prima pretestuosamente contestato la veridicità dei dati dell'accordo dell'8 aprile 2016 di Vivendi con Mediaset per l'acquisizione di Mediaset Premium" e poi di aver ingannato il mercato. Nello specifico, come spiega il Corsera, i vertici di Vivendi con tre comunicazioni successive, avrebbero "fatto credere che l'inadempimento contrattuale di Vivendi fosse motivato dalla coperta di sottaciute mine finanziari dentro Mediaset Premium". Invece, per la Procura di Milano, "era stato programmato dall'inizio da Vivendi in funzione del reale intendimento dei francesi", che non era effettivamente quello di acquisire il comparto Premium dell'emittente televisiva ma "raggiungere in Mediaset una partecipazione di almeno il 24,99%".

Le tre comunicazioni a cui si fa riferimento, risalenti al 26 luglio 2016, al 29 luglio 2016 e al 19 ottobre 2016 "sarebbero state idoneead alterare sensibilmente il prezzo delle azioni Mediaset, scese del 20% tra luglio e novembre 2016". Per i vertici Vivendi, il pm ipotizza anche l'ostacolo alla Consob. Questo addebito sarebbe frutto di tre informazioni che l'azienda francese avrebbe nascosto all'autorità che vigila sulla Borsa, facenti riferimento a "rilevanti acquisti di azioni Mediaset dal 18 febbraio 2016, fino a conseguire a dicembre il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti al voto del Biscione". Il Corriere della Sera spiega questa accusa poggia anche su "gli abboccamenti con Telecom Italia tra luglio 2016 e ottobre 2018 sulla prospettiva di costruire una nuova compagnia tra Vivendi, Telecom (di cui Vivendi ha il 23%) e Mediaset". Infine, l'accusa di ostacolo alla Consob è anche frutto del ruolo di Mediobanca, di cui Bollorè è secondo azionista, e di cui Vivendi, secondo il pm, "si è avvalsa, senza dichiararlo al mercato e alla Consob, per preparare i diversi scenari operativi relativi all'acquistodi consistenti pacchetti di azioni Mediaset, fino alla costituzione del Trust Simon Fiduciaria". È qui che, nel 2018, "fu trasferito il 19,9% di Mediaset già in mano a Vivendi".

Intanto, sempre come riporta il Corriere della Sera, Vivendi è ricorsa alla Commissione Europea contro lo Stato Italiano. Al centro della denuncia la norma che blocca le scalate che potrebbero creare intrecci tra televisioni e telecomunicazioni.

Grazie a questo, l'Agcom sarà nuovamente l'ente di controllo per la legittimità di eventuali concertazioni, con possibilità di intervenire. Di fatto, la norma blocca la scalata Vivendi a Mediaset, nonostante la Corte di Giustizia Ue avesse reso ai fracesi il diritto di voto in Mediaset.

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