Il governo tedesco alza le barricate contro Unicredit, congelando ogni ulteriore vendita di azioni Commerzbank. Le forti pressioni arrivate da più fronti a seguito del blitz dell'istituto guidato dall'ad Andrea Orcel hanno indotto l'esecutivo guidato da Olaf Scholz (in foto) a rivedere i propri piani di uscita dal capitale della seconda banca tedesca. L'agenzia finanziaria tedesca responsabile delle vendite delle quote di Commerzbank in possesso dello Stato non venderà nuove azioni «per ora».
Un chiaro segnale che Berlino ha deciso di opporsi alle ambizioni di Unicredit che ha raggiunto una quota complessiva del 9% della banca, di cui un 4,5% acquistato accaparrandosi tutta la prima tranche messa in vendita dallo stesso governo tedesco. Con questa mossa la banca italiana è diventata il secondo azionista di Commerz, dietro solo al governo tedesco, che detiene il 12% e intendeva privarsi dell'intera partecipazione acquisita nel 2008, quando intervenne per salvare l'istituto fortemente colpito dalla crisi finanziaria.
Intanto Berlino ha avviato un'indagine interna su come si è svolta la vendita della quota del 4,5% finita a Unicredit, mentre nelle intenzioni c'era una cessione spalmata su più investitori istituzionali.
La decisione di congelare ulteriori vendite azionarie è stata accompagnata da parole chiare: «Commerzbank è un istituto stabile e redditizio. La strategia della banca è orientata all'indipendenza». Indicazioni in assonanza con quanto rivendicato dai rappresentanti dei dipendenti della banca che, insieme all'influente sindacato Ver.
di, si sono appellati a Scholz chiedendogli di opporsi alle mire dell'istituto di Piazza Gae Aulenti, paventando una brutale sforbiciata di due terzi dei posti di lavoro presso Commerz in caso di acquisizione. Nei piani di Unicredit - che chiederà alla Bce di poter salire fino al 30% del capitale - c'è un'acquisizione completa, anche se Orcel ha specificato che non intende lanciare un'Opa ostile.
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