Ventuno miliardi di euro di risorse comunitarie da far fruttare fino a 315 miliardi, con un effetto moltiplicatore complessivo di 15 volte la posta messa sul piatto dall'Ue. Questo il fattore chiave della strategia per gli investimenti della Commissione europea e del suo presidente, Jean-Claude Juncker. L'esecutivo comunitario intende creare un nuovo fondo specifico chiamato Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis o Efsi, secondo acronimo inglese), gestito dalla Banca europea per gli investimenti (Bei). Il fondo avrà un capitale complessivo di 21 miliardi, cinque dei quali della Bei.
Insomma, di soldi veri e nuovi ce ne sono pochissimi: tredici miliardi, per la precisione. Altro che piano da 300 miliardi. I sedici miliardi dell'Ue non saranno tutti cash: ci sarà un cuscinetto da otto miliardi costituito da risorse già esistenti da riallocare (2,7 miliardi verranno presi dal programma per la ricerca Horizon 2020, altri 3 miliardi dal programma Cef per il finanziamento delle reti di trasporto) e da risorse da reperire nei prossimi esercizi finanziari (2 miliardi provenienti dai "margini di bilancio", vale a dire quanto ancora non messo in bilancio per il 2015, il 2016 e il 2017). Si tratta di una garanzia di liquidità immediata, a cui si aggiunge l'impegno per altri otto miliardi. Con questi 21 miliardi la Bei emetterà obbligazioni per reperire sul mercato fondi per 60 miliardi (effetto moltiplicatore di 3), fondi usati per finanziare i singoli progetti infrastrutturali (rete energetiche, di telecomunicazione e trasporto) con capacità di effetto leva sugli investitori di cinque volte il valore e arrivare a 315 miliardi di euro.
Il Fondo europeo per gli investimenti strategici sarà un'entità separata dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) per garantire il rating di tripla A della stessa Bei ed evitare di esporre l'istituto creditizio a rischi. Il piano della Commissione risponde a tre esigenze (o pilastri): mobilitare investimenti senza produrre nuovo debito pubblico, sostenere progetti in aree ritenute "chiave" quali infrastrutture, ricerca e innovazione, e rimuovere le barriere non finanziarie agli investimenti. Juncker punta tutto su un'operazione finanziaria dove l'Unione europea con il nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) si fa carico dei progetti più rischiosi. "Il fondamento logico del Feis è di intercettare i progetti più rischiosi e soffermarsi su attività che sono di maggiore interesse strategico". Il fondo "si assume la parte di rischio complessa", vale a dire si fa carico della garanzia "sotto forma di debito subordinato", vale a dire l'insieme dei finanziamenti il cui rimborso e la cui remunerazione sono postergati rispetto ai debiti senior, saldati subito. Questo, secondo la Commissione, dovrebbe indurre i privati a partecipare alla parte meno rischiosa dell'investimento, le tranche di senior debito senior del progetto di finaziamento. Nella pratica la logica dietro l'operazione è quella che muove i project bonds, le emissioni obbligazionarie emesse dalla Banca europea per gli investimenti e Commissione come strumento di finanziamento. I project bonds rappresentano un modello di intervento congiunto basato non su un'unica garanzia ma sulle tranches: il prestito è suddiviso in più tranches con diversi gradi di rischio e la Bei si fa carico della parte più rischiosa. Il meccanismo alla base del piano rispecchia lo stesso funziomento alla base dei project bonds.
"Il piano che stiamo approvando qui non riguarda il bene di un Paese, ma
538em;">il futuro di tutta l’Europa: molte delle nostre difficoltà vengono da noi stessi, ma se non andiamo avanti rischiamo di tradire il sogno europeo", ha detto ieri il premier Matteo Renzi nell’assemblea con gli eurodeputati S&D.
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