Consumi, quelli "obbligati" diventano sempre più pesanti

Dal 1995 l'incidenza delle spese fisse passa dal 37 al 42%. E per lo shopping resta poco

Consumi, quelli "obbligati" diventano sempre più pesanti
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Abitazione, sanità, energia, gas e carburanti. Le spese obbligate, ovvero quelle strettamente necessarie, continuano a incidere in maniera importante sui bilanci delle famiglie italiane. Quest'anno sfiorano il 42% dei consumi totali: un dato in lieve calo rispetto all'anno precedente (42,2%) ma ancora molto elevato se confrontato con quelli pre-Covid, quando la suddetta voce gravava sulle famiglie per il 40%. Un'analisi dell'Ufficio studi di Confcommercio ha misurato le spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e oggi, evidenziando una loro crescita di oltre cinque punti negli ultimi trent'anni. Oggi, infatti, su un totale di circa 21.800 euro pro capite di consumi all'anno, oltre 9mila se ne vanno per le spese obbligate (pari a 348 euro in più rispetto al 2019). Le uscite maggiori riguardano in primo luogo la voce abitazione, che da sola assorbe in media 4.830 euro per famiglia. Al suo interno un peso rilevante è attribuibile all'aggregato energia, gas e carburanti, che vale 1.721 euro. Sulle spese obbligate, inoltre, grava anche la dinamica dei relativi prezzi, che annota Confcommercio «mostra una notevole difformità rispetto a quella degli altri beni e servizi». Al riguardo, tra il 1995 e il 2024, l'indice di prezzo degli obbligati è cresciuto del 122,7%, ovvero più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (dal cibo ai libri, dalle auto agli elettrodomestici), aumentati invece del 55,6%. Tale dinamica viene associata dalla Confederazione Generale Italiana delle Imprese anche a un deficit di concorrenza tra le imprese fornitrici di beni e servizi obbligati. «Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all'abitazione, penalizzano sempre di più i bilanci delle famiglie e di conseguenza riducono i consumi, che sono la principale componente della domanda interna», ha osservato e sintetizzato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (in foto), secondo il quale per sostenere i consumi occorre «confermare l'accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale».

La ricetta suggerita guarda soprattutto l'immediato futuro: secondo Confcommercio, infatti, il rischio è che nel prossimo biennio lo spazio per i beni commercializzabili, in larga parte correlato ai negozi fisici, sia destinato a ridursi ulteriormente, anche a causa dei crescenti acquisti effettuati online. Per i servizi commercializzabili - dai trasporti al telefono, dall'istruzione alle vacanze - si prospetta invece un ritorno di oltre il 21% grazie ai turismi attivi.

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