L’ingiunzione di pagamento, conosciuta anche con il nome di decreto ingiuntivo, è una procedura grazia alla quale chi vanta un credito (il creditore) può recuperalo dal debitore. Viene emesso da un giudice e soltanto dopo averlo ricevuto, il debitore può decidere se impugnarlo.
È sorretta dagli articoli 633 e seguenti del Codice di procedura civile e segue un percorso che impone dei prerequisiti, un inter giuridico e che rappresenta un costo. Ecco come chiedere a un giudice di emettere un’ingiunzione di pagamento e come comportarsi nel caso in cui se ne ricevesse una.
Cosa è un’ingiunzione di pagamento e chi può ottenerla
Di fatto è un ordine con il quale un giudice intima a un debitore di pagare il dovuto, sia questo rappresentato da denaro, un bene mobile oppure da una consegna da effettuare. Il creditore, ossia chi chiede l’intervento del giudice, deve fornire prova scritta del credito vantato, tipicamente una fattura emessa, la ricevuta di pagamento relativa alla fornitura di un bene o un servizio mai ottenuto e, in generale, prova particolareggiata dalla quale emerga il rapporto tra creditore e debitore con l’esistenza di un credito. Laddove il creditore non fosse in grado di dimostrare il credito si renderebbe necessario l’avvio di una causa più complessa nei confronti del debitore, facendo per esempio ricorso a testimoni che possano certificarne la cifra e la natura.
Per ottenere un’ingiunzione di pagamento occorre rivolgersi a un giudice di pace se il credito non supera 5.000 euro, altrimenti va adito un tribunale. In linea di principio, l’ausilio di un avvocato non è richiesto se ci si rivolge a un giudice di pace per una causa che non supera 1.100 euro di valore ma, considerando la delicatezza della riscossione dei crediti, è consigliabile rivolgersi a un legale per fare le cose nel modo corretto, evitando perdite di tempo.
Nel caso in cui il credito sia documentato il giudice emette l’ingiunzione di pagamento senza un’udienza. Il creditore deve quindi notificarla al debitore entro 60 giorni.
Cosa accade dopo l’emissione dell'ingiunzione
Quando il debitore ha ricevuto la notifica dell’ingiunzione di pagamento tramite ufficiale giudiziario, notifica cartacea di un legale o mediante Pec (se è un’azienda o un professionista) ha 40 giorni di tempo per decidere se pagare il debito oppure consegnare i beni o i servizi oggetto dell’ingiunzione, opporsi al decreto oppure non pagare.
Nel caso in cui pagasse entro 40 giorni, l’iter si chiuderebbe senza conseguenze. Il debitore può decidere di opporsi al decreto ingiuntivo e rivolgersi a un avvocato per contestarlo. In questo caso viene avviata una causa civile propriamente detta. Il creditore deve quindi essere in grado di ribadire la legittimità del credito che vanta nei confronti del debitore, il quale va in aula per dimostrarne l’inesigibilità.
Cosa succede se il debitore non paga
Per logica distributiva se, passato il quarantesimo giorno dalla notifica del decreto ingiuntivo, il debitore non ha saldato il dovuto e non ha opposto reclamo, si evince che l’ingiunzione di pagamento diventa definitiva. Il creditore deve procedere in via esecutiva, notificando al debitore un atto di precetto con il quale gli vengono concessi altri 10 giorni per procedere al pagamento. Scaduto anche questo termine il debitore può rivolgersi all’ufficiale giudiziario affinché disponga il pignoramento dei beni del debitore, mirando alle sue relazioni bancarie o postali, ai suoi beni mobili e immobili, crediti da questo vantati (affitti da percepire, fatture da incassare, azioni societarie, eccetera). Il creditore può avvalersi anche del quinto dello stipendio o della pensione del debitore sempre se non si tratta di una pensione di invalidità civile perché quest'ultima non è pignorabile. La pensione d’invalidità civile, infatti, vale a dire l'importo dovuto agli invalidi civili totali o parziali, rientra tra i sussidi assistenziali per cui non potrà mai essere pignorata.
Gli effetti di un decreto ingiuntivo si prescrivono dopo 10 anni dalla notifica al debitore. Nel momento in cui però il creditore rinnova la richiesta di pagamento del debito, il termine viene prorogato e conteggiato nuovamente dalla data seguente alla ricezione della comunicazione del creditore al debitore che ha valore di atto interruttivo della prescrizione.
Quanto tempo e quanto denaro occorre
È impossibile stabilire con certezza quanto tempo passi dalla richiesta al momento in cui il giudice emetterà il decreto ingiuntivo, le tempistiche variano dalla mole di lavoro dei giudici. Possono essere necessarie poche settimane ma anche diversi mesi. A questo tempo va aggiunto quello che occorre per notificarlo al debitore.
Anche il costo per ottenere un decreto ingiuntivo varia a seconda dell’importo del credito. Il contributo unificato, la tassa pretesa dallo Stato per iniziare un’azione giuridica, varia per scaglioni a secondo del valore. Il contributo unificato va versato secondo le norme emesse dall’Agenzia delle entrate che comprendono sia i versamenti bancari sia quelli postali ma, di solito, se si è assistiti da un avvocato, è quest'ultimo che si dovrebbe occupare del pagamento del contributo unificato in sede di deposito degli atti necessari per l'inizio dell'iter dinnanzi al giudice di pace o in tribunale. Se si ottiene il gratuito patrocinio, l'importo per il contributo unificato non è dovuto.
Cosa fare se si riceve un’ingiunzione
Come visto in precedenza, o si procede al pagamento, o ci si oppone oppure lo si lascia cadere in giudicato, dando al creditore modo di esercitare il recupero forzato. Vale quindi la pena rivolgersi a un legale, anche per mediare una soluzione alternativa con il debitore.
Benché la legge non contempli forme diverse dal pagamento del debito in un’unica soluzione, non sono vietati accordi che prevedano il pagamento rateale o il pagamento di una somma diversa da quella richiesta dal creditore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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