Donne regine (insoddisfatte) dello shopping

I consumi in rosa muovono 32mila miliardi, ma poche le offerte dedicate

Donne regine (insoddisfatte) dello shopping
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Il cliente ha sempre ragione, specie se è donna. Perché, ben felice e disposto a spendere e comprare, l'universo femminile ha un potere di acquisto a livello globale che vale 32mila miliardi di dollari annui, secondo l'indagine «The $32 trillion opportunity in women-focused products and services», condotta da Boston Consulting Group (Bcg) su 15mila persone in 12 Paesi, di cui tre quarti donne. La cifra, già enorme, potrebbe aumentare del 75% nel giro di cinque anni, stando alle stime elaborate da Nielsen, se solo aziende e mercati andassero maggiormente incontro a gusti ed esigenze, vizi e necessità del gentil sesso che, sì, resiste a fatica a vetrine tentatrici, ma non fa shopping a caso. Spendaccione ma oculate, le miss del Terzo Millennio comprano, ma sono in parte insoddisfatte. A mortificarle, le scarse proposte women oriented in settori chiave come moda, salute e finanza. «Severe ma giuste», si trovano a mettere in standby bisogni e a lasciare inespressi desideri, spendendo meno di quel che vorrebbero e potrebbero. Bisogni e desideri femminili che per le aziende sono opportunità di business. Se intercettati e avverati, frutterebbero cifre a molti zeri. «Le scelte d'acquisto in famiglia spesso dipendono dalle donne, eppure le loro esigenze sono trascurate. Le aziende che scelgono di affrontare queste lacune hanno opportunità per crescere e creare valore» spiega Beatrice Lemucchi, managing director e partner di Bcg. Insomma, a farsi le donne clienti appagate e fedeli c'è da guadagnare. Da dove partire? Vestiti e accessori, naturalmente. Stando all'indagine, in alcuni Paesi, come Stati Uniti, le donne spenderebbero il 15% in più (228 dollari annui a persona) per abbigliamento e accessori di qualità superiore. Dal guardaroba alla salute il passo, magari su tacco 12, è breve. Per le quote rosa sul fronte della sanità c'è alto margine di miglioramento: solo il 41% è soddisfatto. Critiche anche su trattamenti medici e interazioni con le assicurazioni sanitarie, con solo il 44% e il 37% delle intervistate a favore.

Tra le voci da migliorare, la qualità delle cure (87%), la rapidità degli appuntamenti (82%), l'accessibilità economica (82%), la comodità delle sedi (76%) e un'assistenza imparziale (76%). Altro tasto dolente riguarda i servizi finanziari, su cui il gentil sesso confessa di avere una scarsa competenza, quindi, una certa insicurezza. Fatto sta, che si preoccupa un po' per tutto: dalla pensione alla disoccupazione, alla gamma di servizi, spesso proposti da professionisti di sesso maschile che vedono il mondo e le finanze con occhi senza ombretto e mascara. Per creare una redditizia partnership tra donne e mercati, secondo Bcg, le aziende dovrebbero puntare su un tris d'assi strategico e women oriented.

A comporlo, analisi qualitative e quantitative capaci di svelare e realizzare le aspettative femminili; prodotti e servizi di valore venduti a prezzi ragionevoli; rapidità di adattamento dell'offerta alla domanda che, se tinta di rosa, diventa una sfida. Perché «Quello che le donne non dicono» - cantava Fiorella Mannoia - è spesso quello che le donne vogliono: sono consumatrici «dolcemente complicate», che spendono 32 trilioni di dollari all'anno.

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