"Tutti, quando possiamo scegliere, scegliamo la libertà", recitava la grande Margaret Thatcher nelle ultime albe degli anni Settanta. La lady di ferro da quel momento dominò la scena politica inglese, mettendo a dieta la macchina statale e risollevando le sorti (non solo economiche) della Gran Bretagna. Parlava di libertà individuale. L'arma assoluta da contrapporre al potere pubblico. Un’idea liberale rivoluzionaria che la consacrò alla storia. Tutti i cittadini, negli anni Venti del Ventunesimo secolo, devono fare ancora i conti con questo problema. Specialmente in Italia dove spesa pubblica sconsiderata e alta pressione fiscale se la battono per conquistare il premio peggiore: come distruggere un Paese. Ciò vale anche per le tasse. Tutti si saranno chiesti almeno una volta: "Ma dove vanno a finire i soldi che ogni anno verso allo Stato?".
La pressione fiscale, come abbiamo già scritto, è alta. Il tasso reale delle imposte supera il 60%. Il Belpaese è ormai da anni nel pantano. La produzione industriale è ai minimi storici. Il contribuente è sotto scacco. Poi c’è la burocrazia. Quella macchina statale ingessata che frena la libera impresa e l’iniziativa privata, culla della civiltà occidentale. I soldi che ogni dannato anno paghiamo, finisce così in un calderone difficile da distinguere. In un pozzo senza fondo. Una cifra molto alta di denaro che non si sa che fine faccia e come vanga speso. Questo fino a oggi, tempo in cui lo Stato tenta di fare l’amico.
L’Agenzia delle entrate ha avviato un’iniziativa. Uno specchio che sarà visibile da ogni contribuente Irpef al momento della presentazione della prossima denuncia dei redditi. Accedendo a una piattaforma online, oppure aprendo il proprio cassetto fiscale, spiega Repubblica, comparirà una tabella che ti dirà come è stata spesa dal governo la tua imposta netta annuale.
Il grande leviatano, per utilizzare un termine coniato tanto tempo fa da Thomas Hobbes, ci tende le braccia. C’è davvero da fidarsi? Questo il grande quesito che si cela dietro il progetto. L’Agenzia delle entrate e la Ragioneria generale dello Stato ci rendono partecipi della spesa pubblica. Cioè dove e come viene complessivamente speso l’incasso nazionale dell’Irpef in base ai volumi e ai rendiconti del 2018. Il conto è presto fatto. Badate bene. Il 21% delle tasse pagate dai contribuenti Irpef va a finanziare le pensioni. Al secondo posto con il 20% c’è la sanità. Al terzo l’istruzione cui va l’11% dei tributi. Seguono, la difesa (8,9%), mentre il 6,09% finisce nel sostegno all’economia e al lavoro. Poi, a scendere, ci sono i trasporti (4,8%), la protezione dell’ambiente e il 2,2% alla cultura e allo sport. Una cifra irrisoria, quest’ultima, se pensiamo che l’Italia di cultura potrebbe viverci. E alla grande.
Ciascuno di noi, insomma, potrà leggere il personale rendiconto che indica dove va a finire la propria Irpef. Il barometro delle tasse servirà anche per fare scelte più consapevoli.
Ma molti, partendo in ordine sparso da destra, sono già consci che questo modo educato di fornire maggiori informazioni su come vengono spesi dallo Stato i nostri soldi, saranno utili per risvegliare le coscienze di quanti, ancora nel 2020, credono in quella che potremmo definire l’utopia statalista. Ciascuno di noi potrà controllare e, magari decidere, come mettere a dieta il leviatano. Potrà decidere di affamare la bestia, tagliando via il suo cibo preferito: i nostri risparmi e il nostro lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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