Come cambiano le rate dei mutui: aumenti fino a mille euro

L’aumento dei tassi deciso dalla Bce il 7 settembre scorso ha un impatto anche sul costo dei mutui, anche se a soffrire di più sono quelli a tasso variabile

Come cambiano le rate dei mutui: aumenti fino a mille euro

Lo scorso 7 settembre la Banca centrale europea (Bce) ha deciso di alzare i tassi di 75 punti base (0,75%) che si vanno a sommare all’aumento di 50 punti di luglio, portando così il costo del denaro a +1,25%.

Questo significa che il denaro vale meno e ce ne vuole di più per fare fronte alle spese, tra le quali appaiono anche i mutui e gli interessi. A pagare lo scotto sarà soprattutto chi ha acceso un mutuo a tasso variabile e, nel frattempo, pensare di negoziare un muto a tasso fisso appare difficile.

Aumenti medi di 53 euro al mese

Analizzando i numeri e facendo riferimento alla formula di mutuo tra le più diffuse, ossia quella da 150mila euro in 25 anni, la rata mensile media di 590 euro salirà a 643 euro, con un aumento di 53 euro al mese (636 euro l’anno). L’indice Euribor, che delinea i costi dei mutui a tasso variabile, è a quota 0,836% dopo essere stato per anni in zona negativa.

Valutando il costo medio di un mutuo da 200mila euro della durata di 25 anni si ottiene una rata di 787 euro che diventerà di 858, con un aumento di 71 euro mensili e quindi 852 euro annui. Le rate dei mutui trentennali da 250mila euro aumenteranno di 90 euro al mese, ossia 1.080 euro l’anno.

Il Sole 24 Ore esamina i mutui ventennali da 100mila euro, arrivando alla conclusione che, chi ad agosto pagava 445 euro al mese, dovrà pagarne 600 il prossimo giugno. In questo caso si tratta di una rata maggiorata del 35%.

Cosa valutare

Le proposte più recenti di mutui a tasso fisso superano il 3% mentre, un anno fa, non raggiungevano l’1%. Sottoscriverne uno in questo momento appare poco saggio, resta la via del tasso variabile che comunque – per i prossimi mesi almeno – non sorriderà a chi decide di comprare immobili. Va sottolineato che i muti a tasso fisso sono indicizzati all’Irs il quale, più che orientarsi alle politiche monetarie della Bce, guarda al rendimento del Bund. Questo significa che a un aumento dei tassi direttori, coincide un aumento del costo dei mutui a tasso fisso. In ogni caso, chi ne ha sottoscritto uno nei mesi o negli anni scorsi può ritenersi al sicuro, altrettanto non si può dire per chi intende sottoscriverne uno nel prossimo futuro.

Oltre a ciò, va considerato che la Bce in futuro potrebbe intervenire ancora sui tassi e, secondo gli analisti,

potrebbe operare con un ulteriore ritocco verso l’alto dello 0,5% entro la fine dell’anno e, se necessario, con un aumento di pari entità durante i primi sei mesi del 2023. Questo porterebbe i tassi direttori almeno al 2,25%.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica