È già una corsa «affollata» quella che vede, al traguardo, la privatizzazione di Eletrobras, il colosso brasiliano dell'energia statale. Seppur l'intero iter di vendita sia ancora ai nastri di partenza, per gli asset della distribuzione sarebbero in corsa tre società brasiliane (Equatorial Energia, Neoenergia ed Energisa) ed Enel. Alla finestra non mancherebbero poi alcuni investitori istituzionali. L'indiscrezione rimbalza da fonti governative carioca iniziando, di fatto, a definire i contorni di una maxi operazione fino ad ora avvolta nell'ombra.
Oltre all'interesse delle quattro società, che al momento non confermano la notizia, ci sono diversi dettagli a delinearla. Segno che, al di là dell'ufficialità, più di una pedina si sta muovendo intorno al colosso verde-oro, il primo player in America Latina. Le perplessità dei falchi dell'energia mondiale, finora, hanno riguardato le modalità di vendita. Si paventava, infatti, una cessione in blocco, che in quel caso avrebbe riguardato più che altro fondi e alta finanza. All'orizzonte sembra invece profilarsi, con maggiore probabilità, uno spezzatino. Il governo carioca deve ridurre la propria partecipazione nel capitale per tentare di riassorbire un deficit pubblico astronomico. E per farlo, e ottenere almeno 20 miliardi di reais (5,35 miliardi di euro), la via più facile potrebbe essere quella di cedere alcuni pezzi della compagnia nella quale ha il 40,98% del capitale e il 51% dei diritti di voto.
In particolare, in queste ore, il governo starebbe ragionando sulle modalità di vendita dei sei asset che riguardano la distribuzione di energia elettrica. Ed è proprio su questo fronte che si starebbero muovendo i primi interessi, anche dall'Italia. Come ricordato dal Giornale il 1 settembre, le due aree a maggior appeal per il gruppo guidato da Francesco Starace sarebbero quella della distribuzione e quella delle rinnovabili. In particolare, il ministro dell'Energia brasiliano, su suggerimento dell'Aneel (l'Agenzia regolatoria del settore elettrico) starebbe pensando a una cessione senza entrate, almeno per queste attività. Chi compra, però, deve coprire le perdite. Sul fronte della distribuzione il governo si accontenterebbe di arginare il «buco». Di contro, prima della vendita, sarebbe però anche intenzionato ad aumentare le tariffe fino a un massimo del 10%. Un dettaglio che potrebbe allungare i tempi dell'operazione e obbligare a scrupolose due diligence chi acquista: sul piatto ci sono sei società che insieme forniscono energia a 4,3 milioni di persone. Che Enel sia alla finestra lo impone il suo stesso posizionamento nell'area. Dopo aver acquisito Celg-D, nel novembre 2016, attualmente la società italiana serve 10 milioni di clienti e sta cercando di accrescere la propria quota di mercato.
Quanto agli asset green, entro l'anno si saprà se quelli nell'orbita di Eletrobras saranno oggetto di una cessione a parte. Nel frattempo Enel ieri ha avviato nel Paese i parchi Ituverava (254 MW) e Nova Olinda (292 MW), i due più grandi attualmente in esercizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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