"Euro moneta senza Stato". Ora lo dice anche Bankitalia

Visco rassicura: "Rinnovati segnali di interesse per i mercati italiani, incluso quello dei titoli di Stato"

"Euro moneta senza Stato". Ora lo dice anche Bankitalia

"L'euro è una moneta senza Stato: di questa mancanza si risente." Parola del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, che ha fatto il punto sull'economia italiana ed europea nel corso di una lectio magistralis sul debito sovrano tenuta all'Almo Collegio Borromeo di Pavia. Il numero uno di Bankitalia rassicura sull'interesse internazionale verso i mercati italiani, compresi i titoli di Stato, citando "stime indicano che il miglioramento dello spread, riflettendo soprattutto l'abbattimento del rischio di disgregazione dell'area euro."

"I differenziali sono scesi a valori più vicini a quelli coerenti con i fondamentali, la frammentazione dei mercati si è attenutata - prosegue Visco - La posizione debitoria della Banca d'Italia nel sistema Target2: alla fine di febbraio questa era scesa a 190 miliardi di euro, quasi 100 in meno rispetto al picco raggiunto nell'agosto del 2012." Il governatore, però, ha sottolineato la necessità di tempestive riforme strutturali che permettano al sistema-Paese di recuperare competitività: "Il processo di coordinamento europeo potrebbe contribuire a definirne meglio i dettagli, ma la responsabilità ultima delle riforme resta nazionale." Inoltre Visco ha deplorato la tendenza a non sfruttare appieno i fondi strutturali europei.

Sempre a proposito di Europa è stata sottolineata l'importanza di proseguire sulla strada del consolidamento dei processi di integrazione a livelo continentale. "L'adozione di meccanismi unici per la supervisione e la risoluzione delle crisi bancarie è un passo fondamentale", ha poi aggiunto Visco, ribadendo però che l'Unione paga il prezzo di aver adottato una moneta unica senza avere un unico Stato di riferimento.

Tornando a parlare di economia interna, il numero uno di Bankitalia ha poi posto l'accento sull'importanza degli stimoli per l'economia reale al fine di ridurre il debito: "La politica monetaria non potrà da sola garantire la stabilità finanziaria dell'area se non saranno risolti, a livello nazionale così come a livello europeo, i problemi all'origine della crisi dei debiti sovrani. Anche se la regola sul debito prevede alcuni margini di flessibilità, è comunque sulla crescita reale dell'economia, quindi sulla ripresa degli investimenti che bisogna puntare. Non sarebbero necessarie manovre correttive da 40-50 miliardi all'anno".

Infine Visco ha spiegato come l'Italia non si trovi in una situazione di deflazione, cioè di generalizzata riduzione dei prezzi.

Ma, ammonisce Visco, anche un lungo periodo di variazioni dei prezzi troppo contenute può sortire effetti indesiderabili: "ostacolando la correzione degli squilibri macroeconomici attraverso l'aggiustamento dei prezzi relativi; spingendo i consumatori a rimandare gli acquisti, soprattutto di beni durevoli; riflettendosi sul costo d'uso del capitale e scoraggiandone quindi l'accumulazione; rendendo più oneroso il servizio del debito. Esso, inoltre, se eccessivamente prolungato, può indurre un pericoloso distacco delle aspettative di inflazione dall'obiettivo delle autorità di politica monetaria."

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