Evergrande, default sempre più vicino. Pechino prepara il salvagente pubblico

La People's Bank of China calma il mercato con 120 miliardi

Evergrande, default sempre più vicino. Pechino prepara il salvagente pubblico

Tempo scaduto per Evergrande, chiamata oggi a rimborsare interessi per 83,5 milioni di dollari legati a un bond quinquennale. Quattrini che il colosso immobiliare cinese, sommerso da debiti per 300 miliardi e in crisi di liquidità, non ha in cassa. Il default, anche considerando i 30 giorni di grazia concessi per saldare il dovuto, è più che probabile. Il gruppo di Shenzen è ormai alle corde: ieri avrebbe dovuto pagare 232 milioni su un'obbligazione in yuan (circa 36 milioni di dollari), ma ha trovato un accordo in extremis con gli investitori locali al di fuori della stanza di compensazione, dove generalmente avviene il saldo degli interessi. L'intesa, significa sostanzialmente due cose: i pagamenti saranno ritardati e la mannaia calerà sui tassi di interesse. Di conseguenza, quello che è un puro escamotage per evitare l'insolvenza, non dovrebbe impedire alle agenzie di rating di dichiarare il default tecnico.

Si va insomma profilando la strategia imposta da Pechino, volta alla salvaguardia, seppur parziale, degli investitori cinesi così da stemperare le tensioni degli ultimi giorni. Per poi procedere verso la nazionalizzazione - o il bail out, con modi e tempi da definire - del gigante azzoppato. Il governo sta cercando di placare le acque per evitare ripercussioni sull'intero settore del real estate, peraltro già alle prese con una contrazione del giro d'affari e, soprattutto, una crisi sistemica se le banche e le compagnie di assicurazione non riuscissero a reggere l'onda d'urto del crac di Evergrande. Si vuole insomma evitare un impatto violento sulla crescita economica, stimato da Goldman Sachs in quattro punti in meno di Pil nello scenario più avverso. La People's Bank of China è infatti scesa ieri in campo con un'iniezione di liquidità pari a 120 miliardi di yuan (18,5 miliardi di dollari), la più alta dalla scorso gennaio.

Nel cordone di protezione steso dalle autorità del Dragone per cercare di salvare il salvabile, non sembrano però rientrare gli investitori stranieri.

Il probabile mancato pagamento, oggi, di interessi sul bond in dollari rischia di essere il primo anello di una catena di insolvenze. Da qui alla fine dell'anno, Evergrande deve restituire la bellezza di quasi 670 miliardi di dollari . Per molti, la bancarotta sarà un conto da pagare salatissimo.

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