Ex Ilva, i sindacati bocciano Arcelor. Nel mirino i soldi pubblici già elargiti

La Fim Cisl: "Assurdo che il socio privato non abbia responsabilità"

Ex Ilva, i sindacati bocciano Arcelor. Nel mirino i soldi pubblici già elargiti
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Netta rottura tra i sindacati e il socio privato dell'ex Ilva, Arcelor Mittal. In attesa di un comunicato unitario, in cantiere nei prossimi giorni, ieri in ordine sparso le varie sigle sindacali hanno invocato la salita in maggioranza dello Stato in Acciaierie d'Italia, l'azienda che gestisce il business siderurgico di Taranto, Genova e Novi Ligure e che, al momento, vede il socio franco-indiano al 62% e Invitalia al 38%. Non solo. La Fim Cisl chiede di chiudere i rubinetti dei fondi pubblici: «Per noi è fondamentale che ogni gestione delle risorse pubbliche non sia più un regalo a Mittal. È inammissibile un assetto societario in cui il socio pubblico di minoranza mette i soldi necessari e il privato non abbia vincoli e responsabilità», è il commento di Valerio D'Alò, segretario nazionale Fim Cisl. «Vogliamo sapere come sono stati spesi i 680 milioni erogati a febbraio dallo Stato, che dovevano servire alla salita in maggioranza di Invitalia. Adesso l'azienda chiede altri 320 milioni, per quanti giorni basteranno? Alle ingenti risorse pubbliche stanziate in questi anni, si aggiungono gli ulteriori 100 milioni per la cassa integrazione, previsti, senza accordo sindacale, dalla Legge di bilancio per tutto il 2024».

«Il governo deve capire che è inutile concedere ulteriori risorse pubbliche a una gestione fallimentare», gli fa eco il leader della Uilm Rocco Palombella che parla di «ricatto» e chiede al socio privato di assumersi «la responsabilità del possibile stop alla fornitura del gas dell'8 novembre».

Un clima incandescente a pochi giorni dal terzo round del cda di Acciaierie d'Italia che dopo due fumate nere dovrà trovare la quadra sulle esigenze e gli impegni finanziari, nonché il successore di Franco Bernabè alla presidenza.

Nel mirino la trattativa nata dal Mou dell'11 settembre firmata dall'ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli e dal ministro per le Politiche europee e il Sud Raffaele Fitto.

«Il governo, dopo quattro anni, anziché interrompere questa gestione fallimentare e chiedere conto delle responsabilità, avvia una assurda trattativa con Mittal, arrivando a firmare un pre-accordo, mentendo ripetutamente alle organizzazioni sindacali (e al socio pubblico) sulla sua sottoscrizione», aggiunge Palombella.

Nei prossimi giorni un comunicato unitario chiederà al governo l'impegno di una convocazione, in caso contrario riprenderanno le iniziative di protesta.

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