Ex Ilva, al via al Mise l'incontro tra ArcelorMittal e sindacati

In apertura, il ministro dello Svuluppo economico, Stefano Patuanelli, ha dichiarato: "Non condivido il diritto di recesso dell'azienda". L'ad di ArcelorMittal: "Il governo ci ha preso in giro"

Ex Ilva, al via al Mise l'incontro tra ArcelorMittal e sindacati

È iniziato questo pomeriggio l'incontro al Ministero dello Sviluppo economico tra il gruppo ArcelorMittal, finito al centro delle cronache per il recesso dal contratto di affitto dell'ex Ilva, Fim Fiom e Uilm. L'incontro verterà sulla cessione degli stabilimenti dell'ex acciaieria Ilva, richiesta dalla multinazionale franco-indiana. Oltre all'azienda e ai sindacati, al tavolo siede anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.

In rappresentanza di ArcelorMittal è presente l'amministratore delegato, Lucia Morselli, mentre per i sindacati ci sono i leader di Cgil Cisl e Uil e quelli dei metalmeccanici.

"Non condivido il diritto di recesso dell'azienda", avrebbe detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in apertura dell'incontro tra ErcelorMittal e sindacati, in corso al Mise.

Duri anche i commenti dei sindacati, prima di sedersi al tavolo per il confronto. "Per noi è del tutto illegittimo ciò che stanno facendo- ha affermato il leader di Cgil Maurizio Landini- C'è un accordo e va fatto rispettare in tutte le sue parti e da lì non indietreggiamo e quindi credo che ha fatto bene la procura di Milano a fare quello che ha fatto e i commissari a ricorrere". Landini si riferisce all'apertura, da parte della procura di Milano, di un fascicolo di inchiesta sulla gestione dell'ex Ilva, riconoscendo "un preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessita economico-produttive del paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale". Infine, Landini incalza: "Mittal deve fare prevalere, se ancora ne ha un pò, la responsabilità perché il nostro paese non può accettare di perdere l'industria dell'acciaio". Se Taranto si fermasse completamente, infatti, l'Italia scenderebbe sensibilmente, nella classifica di paesi produttori di acciaio.

Forti anche le parole di Rocco Palombella, della Uilm: "Chiederemo ai commissari di verificare che cosa succederà a partire dal 5 dicembre", giorno in cui Arcelor Mittal lascerà l'impianto di Taranto. "Io sono convinto- aggiunge- che loro hanno vincoli giudiziari nel rispettare quelli che sono i vincoli contrattuali, ma non hanno un vincolo determinante: nessuno può vietare il 5 di andare via. E quindi rischieranno di andare via lasciandoci una situazione impiantistica che ha subito, in questi dieci mesi, un ulteriore peggioramento". Infine, il sindacalista fa un appello al Governo, perché prenda in considerazione "cosa succede qualora loro consegnino la chiave il giorno 5".

Dura la replica dell'amministratore delegato di ArcelorMittal che, secondo quanto ha appreso il Fatto quotidiano, ha specificato: "Il recesso è in corso. Inutile parlare di esuberi o altro. Prima c’era l'immunità, ora non più e non si può produrre".

Lucia Morselli lancia poi un attacco frontale al governo: "Ha preso in giro i più grandi produttori al mondo di acciaio e i Mittal ne hanno preso atto. Il governo ha preso in giro i salvatori della Patria". E, infine, la decisione: "Mittal ha deciso. Non siamo qui a parlare di un accordo, state facendo le domande all’interlocutore sbagliato".

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