Le famiglie italiane tornano a risparmiare

TorinoLe famiglie italiane aumentano la propensione al risparmio, riprendono il controllo dei propri budget e si mostrano più ottimiste rispetto al reddito, sia corrente, sia quello atteso al momento della pensione. Sono i timidi segnali di un'alba della ripresa in arrivo, rilevati dall'ultima indagine di Intesa Sanpaolo e del Centro Einaudi sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani.
Lo studio, presentato ieri a Torino, ha coinvolto un campione di poco più di mille capifamiglia - correntisti bancari e postali - intervistati da Doxa tra gennaio e febbraio scorsi. Come primo segnale di miglioramento, l'analisi evidenzia la crescita del portafoglio medio degli italiani, il cui benchmark (che comprende i titoli di Stato) si è apprezzato del 4,8% nel 2013 e di un abbondante 3% nei primi cinque mesi del 2014. A subire un'inversione di rotta, invece, è la percezione che gli italiani hanno del proprio reddito: nel caso di quello corrente, il saldo percentuale tra coloro che lo dichiarano sufficiente o più che sufficiente migliora di 6 punti rispetto al 2013 e si avvicina ai livelli del 2007 (48,1% contro 51,6%); nel caso del reddito atteso al momento della pensione, il saldo migliora invece di circa il doppio (oltre 13 punti) e si attesta al 25,6% (29,8 nel 2007). Nel 2014 si arresta, inoltre, la crescita dei non risparmiatori, che dal 61% dello scorso anno scendono al 59%, mentre aumenta lievemente la propensione media al risparmio (dal 10,4 al 10,5%). Cambiano anche le abitudini di consumo: in passato l'obiettivo era l'acquisto di una casa o per fronteggiare gli imprevisti, oggi gli italiani risparmiano in primo luogo per i figli: lo dichiara il 13% del campione, contro l'11,8% del 2013 e il 3,3% del 2007. Se la percentuale di chi ha acquistato un immobile scende al minimo (solo il 7,6%), l'investimento nel mattone rimane, comunque, il più soddisfacente: lo afferma il 69,8% del totale, che vedono nella sicurezza del capitale la principale fonte di preoccupazione. Anche per questo, nota il rapporto, il 18,7% preferisce tenere in banca in forma liquida tutto il patrimonio finanziario. Oggi, inoltre, solo un italiano su dieci investe in Borsa (la proporzione era di uno su cinque nel 2007 e di uno su tre nel 2003) e soltanto il 20,1% in obbligazioni (contro il 29% del 2006).

Segnali incoraggianti di ripresa, infine, arrivano anche dalle piccole e medie imprese, che per finanziarsi, però, non contano più soltanto sulle banche: nei prossimi anni, il 46% degli imprenditori intervistati (478) chiederà capitali ai propri soci, il 10% valuta il crowdfunding, il 9% guarda alla Borsa, mentre l'8% emetterà mini-bond.

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