Il governo giallorosso ha dato, fin dal suo insediamento, priorità alla lotta all’evasione fiscale. Qualcosa che per il premier, Giuseppe Conte, e i suoi ministri è il vero cancro di questo Paese. Vale circa 100 miliardi di euro l’anno. E l’obiettivo è sradicarne le radici il prima possibile. Insomma, il fisco ci tiene sotto la lente e lo fa anche ricorrendo all’intelligenza artificiale. È una novità. Un software che metta in relazione determinati categorie con determinate caratteristiche.
L’annuncio, come spesso accade in questi casi, arriva direttamente dall’Agenzia delle entrate. È stato il suo direttore, Ernesto Maria Ruffini, a comunicarlo. I sorvegliati speciali appartengono al mondo delle partite Iva. E poco importa se si tratta di una categoria da sempre tartassata e dimenticata dal potere pubblico. Come funziona è presto detto. Facciamo un esempio.
Un uomo è socio di tre società diverse. L’algoritmo cosa fa? Raggruppa tutti i punti di contatto. Il software è, insomma, il frutto dell’inserimento di dati e numeri degli accertamenti degli anni passati, sia quelli con esito positivo sia quelli con esito negativo. Il fisco si nutre delle informazioni che arrivano anche dalle dichiarazioni dei redditi o dalle fatture. Si clicca sul tasto "processa" e il sistema risponde, rilasciando un elenco di possibili soggetti a cui assegna un voto sul livello di probabilità e propensione all’evasione. Sul sistema, in soldoni, sono già presenti le campionature dei soggetti accertati che vedono assegnato un vero e proprio punteggio. Non mancano i rischi. Esistono infatti i falsi positivi e anche in questo caso è possibile trovare nominativi che alla prova dei fatti non presentino irregolarità. La novità è che questo programma si autocorregge. Tutti schedati, insomma. E poco importa se a volte ci si trova sotto i riflettori anche se non si è fatto nulla di male.
Questo strumento innovativo, come sottolinea Italia Oggi non è l’unico a disposizione dell’Agenzia delle entrate per stanare gli evasori. Che si tratti della lotta al contante, l’utilizzo di redditometro, risparmiometro o superanagrafe, conta poco. Ciò che è lampante è che i cittadini italiani sono spiati dallo Stato. Accertamenti che spesso attaccano come un virus il proprio conto corrente.
A volte siamo di fronte a controlli effettuati sulle dichiarazioni rese dai contribuenti (come l'Isee). Altre volte i controlli scattano per il semplice fatto che l’Agenzia delle entrate presume che non ci sia corrispondenza tra i risparmi conservati e i redditi da lavoro. Il primo strumento di cui si avvale il fisco per stanare gli evasori è il cosiddetto risparmiometro. Si tratta di un algoritmo che permette al fisco di confrontare i risparmi presenti sul conto corrente con la dichiarazione dei redditi resa dal contribuente. Nel caso di evidente discrepanza tra risparmi sul conto e reddito dichiarato, può scattare il controllo dello Stato con possibile avviso di accertamento.
A questo si aggiunge un database che contiene i dati delle Entrate e quelli della guardia di finanza. Si chiama superanagrafe. Viene utilizzata dallo Stato per monitorare e identificare scostamenti molto significativi tra le entrate e le uscite di un conto corrente. Le Entrate possono confrontare i dati in suo possesso con quelli della guardia di finanzia. E, attraverso questo controllo incrociato, è possibile monitorare tutti i movimenti in entrata e in uscita.
Poi c’è il redditometro. Ed è utile a verificare la reale consistenza patrimoniale dei cittadini.
Questo è lo strumento con cui il fisco determina il reddito presunto del contribuente, in base alle spese da questi effettuate nell’anno di imposta. In pratica, il redditometro consente all’Agenzia delle entrate di verificare la compatibilità del reddito del contribuente con le spese da questi sostenute.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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