Bufera per Ryanair nei cieli italiani. Una levata di scudi generali ha investito ieri la compagnia irlandese dopo le minacce mosse a quei piloti e assistenti di volo che avessero intenzione di aderire allo sciopero di domani in Italia (e del 20 dicembre in Irlanda). Una lettera ad hoc in cui il capo del personale della compagnia, Eddie Wilson, ha messo nero su bianco che, chiunque non lavorerà nelle ore in cui l'Anpac ha proclamato lo sciopero, «avrà in futuro turni più duri e potrebbe anche perdere aumenti di stipendio, i trasferimenti richiesti e promozioni».
Una minaccia nel contesto della difficile contrattazione che da mesi è in corso tra il vettore e i suoi dipendenti che si è rivelata di fatto un boomerang. E non solo per le polemiche innescate a livello politico e di settore, ma soprattutto per «il danno di immagine che questa faccenda causerà all'azienda», commenta Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all'Università Bicocca di Milano, ricordando gli scivoloni degli ultimi mesi, iniziati a settembre con la cancellazione in massa dei voli, che hanno scoperchiato il vaso di Pandora della compagnia: turni al limite, bassi stipendi, diritti negati». Per non parlare del fatto che, al posto di essere contenuta, questa polemica si è allargata a macchia d'olio e gli scioperi, che inizialmente erano confinati a Italia e Irlanda, si stanno espandendo: ieri i piloti tedeschi hanno annunciato che si preparano a rimanere a terra entro l'anno, così come quelli portoghesi.
Si tratta di un comportamento «indegno» ha sancito il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, spiegando che «non si può stare sul mercato prendere i vantaggi e non rispettare le regole». Un chiaro riferimento agli incentivi che la compagnia ha dagli Enti locali italiani per operare negli scali. A fargli eco, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per il quale la lettera dell'azienda irlandese «È una cosa gravissima che infrange la legge e necessita dell'intervento della magistratura». Perentorio anche il garante per gli scioperi secondo cui la posizione dei vertici di Ryanair «appare non conforme ai principi del nostro ordinamento, nel quali lo sciopero, se esercitato legittimamente, è considerato un diritto costituzionale». Allineati anche i sindacati, tutti sul piede di guerra, che hanno chiesto la convocazione di un tavolo Ryanair.
Ma perché i piloti della compagnia protestano? Al centro delle rivendicazioni non ci sono solo ragioni economiche, da settembre infatti l'azienda ha cercato di alzare i salari, quanto piuttosto motivazioni sindacali. In particolare, il riconoscimento stesso delle rappresentanze dei lavoratori, da parte della società. I piloti chiedono infatti che le trattative sui loro contratti di lavoro vengano gestite dai grandi sindacati, come il tedesco Vc, l'italiano Anpac e l'irlandese Ialpa. Ryanair invece non riconosce nessuna di queste organizzazioni. «Un aspetto spiega Giuricin che Ryanair evita in tutti modi non volendo essere sindacalizzata per evitare di trasformarsi in una compagnia tradizionale».
Non per altro la società ha dichiarato che «i piloti molto ben pagati di Ryanair sono liberi di iscriversi ai sindacati, ma come ogni altra multinazionale,
anche Ryanair è libera - in base alla legge irlandese e dell'Ue - di rifiutarsi di dialogare con i sindacati (dei piloti dei concorrenti)». Nel caso irlandese, infatti, la Ialpa rappresenta anche i dipendenti di Aer Lingus.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.