"Il peggio deve ancora venire". Ecco cosa succederà al prezzo del gas

Sembra il momento di prepararci a un inverno di sacrifici. Il prezzo del gas ha toccato quota 234,5 euro per megawattora. E il peggio non è ancora alle spalle, come avverte Gazprom

"Il peggio deve ancora venire". Ecco cosa succederà al prezzo del gas

Gazprom, il monopolio russo del gas, ha annunciato che i prezzi possono aumentare anche del 60%. Il gas ha raggiunto il prezzo di 234,50 euro per megawattora (MWh). Un anno fa era scambiato al prezzo di 28,8 euro per MWh. Tradotto in cifre, stando ai numeri citati da Gazprom, nei prossimi mesi il prezzo del gas potrebbe arrivare a 362 euro, con ulteriori probabili aumenti futuri anche sul costo dell’elettricità.

La diminuzione delle importazioni

La riduzione dell’esportazioni di gas da parte della Russia è iniziata con la pandemia e il conflitto con l’Ucraina ha esacerbato le restrizioni dell’export. I prezzi del gas sono tesi e le contrattazioni avvengono tra i dubbi, il mercato si chiede quanto gas arriverà in Europa nei prossimi mesi e, anche ragionando esclusivamente sui periodi più brevi, ci troviamo in un momento in cui il ricorso ai condizionatori spinge il consumo di elettricità e quindi di gas.

Tutto ciò va contestualizzato: la Russia ha avviato una campagna di progressive diminuzioni delle esportazioni e questo è un andamento che si teme possa continuare nei prossimi mesi. Nel frattempo, anche la questione scorte si fa complessa, perché gli stoccaggi di gas ed energia elettrica si fanno soprattutto d’estate, quando i prezzi sono più bassi. Una condizione, questa, che non si sta verificando.

La Russia è ormai ufficialmente un fornitore di gas inaffidabile, occorre trovare nuovi partner per l’importazione, ed è un tema di complicata quadratura.

L'importanza degli stoccaggi

A fine luglio in Italia, ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, le scorte erano al 70% e ci si stava muovendo verso il 71%. Per capire cosa ci attende, facendo però i debiti distinguo, occorre guardare alla Germania, laddove le scorte sono al 77% (la media Ue è del 74%) e si intende arriva al 95% entro la fine del mese di ottobre. Va considerato che il clima tedesco non è mite come quello di gran parte della Penisola e, anche soltanto limitandoci al riscaldamento, le esigenze dei cittadini germanici sono differenti dalle nostre. In ogni caso, nonostante lo stoccaggio abbondante, il governo tedesco ha invitato imprese e cittadini a ridurre i consumi, introducendo anche una tassa sul gas pari a 2,4 centesimi di euro per kilowattora.

Un balzello che appare innocuo ma che potrebbe avere ripercussioni su tutta l’economia i cui effetti saranno da osservare durante le prossime settimane. Intanto, in terra tedesca, le centrali nucleari stanno riguadagnando appeal.

La Germania però è molto più dipendente dal gas russo di quanto non sia l’Italia.

Al di là delle ripercussioni economiche e, tenendo bene presenti le differenze (anche climatiche) tra Italia e Germania, è probabile che anche da noi l’inverno sarà all’insegna del sacrificio termico: qualche grado di calore in meno in casa e – in attesa di smentite – possibili contingentamenti del gas per le industrie, soprattutto quelle energivore.

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