Togliere dal tavolo veti e ultimatum per poter arrivare a un compromesso sul nome del sostituto di Francesco Gaetano Caltagirone nel cda di Generali. Questo l'obiettivo del presidente, Andrea Sironi per riportare la governance sul terreno del dialogo ed evitare un nuovo scontro legale in vista del cda di domani.
Per superare lo stallo si chiede un nome dalla lista di minoranza. Il cda è pronto a votarlo purché non sia quello di Luciano Cirinà, l'ex manager del Leone licenziato in tronco dopo che era stato messo in campo dall'imprenditore romano per sfidare il ceo Philippe Donnet e per questo considerato un boccone indigeribile per il board dove 10 amministratori sono stati eletti nella lista del consiglio e dove al momento siedono solo due della lista di minoranza. Si tratta di Marina Brogi e di Flavio Cattaneo, che si sono già espressi contro la nomina di Roberta Neri al posto di Caltagirone. Se la candidata era la prima in lizza, a seguire, tolto Claudio Costamagna indisponibile, c'è proprio Cirinà. E solo se Caltagirone - intanto sceso al 7,75% circa del capitale, esercitando con profitto le opzioni che aveva sul 2,5% - rinuncerà a far rispettare alla lettera lo statuto, il nome da cooptare verrà individuato fra quelli che seguono nella stessa lista di minoranza: Alberto Cribiore, Andrea Scrosati o l'ex Mediobanca Stefano Marsaglia.
La soluzione sarebbe in sostanza una sorta di «lodo comitati»:
una via di mezzo tra le posizioni contrapposte della maggioranza e della minoranza, sul modello trovato per i comitati interni con l'attribuzione al comitato investimenti delle operazioni strategiche da oltre 250 milioni.
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