"Vi chiedo di rivalutare la vostra posizione sulla questione". Alexis Tsipras scrive una lettera ai capi di Stato e di governo dell’Eurozona per difendere la decisione di indire un referendum e chiedere "un altro mese di tempo". Ma le Borse del Vecchio Continente vanno nel panico nell'eventualitò che la Grecia possa fallire. L'indice Euro Stoxx 50 segna, infatti, il calo percentuale giornaliero più profondo dal 2011. "Il gioco di Tsipras di essere da solo contro gli altri 18 Paesi della moneta unica non conviene a nessuno", tuona il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker assicurando di "avere fatto di tutto per arrivare a un accordo" e di non meritare"le critiche che ci piovono addosso".
Dicendo che il governo greco sarebbe costretto ad accettare "oneri insostenibili" che danneggerebbero il mercato del lavoro in Grecia e costringerebbero ad aumenti delle imposte, Tsipras ha chiesto agli elettori greci di votare per decidere se accettare le condizioni del salvataggio o meno. L'escamotage del referendum serve alla Grecia per non pagare gli 1,55 miliardi di euro prestitati dal Fondo Monetario Internazionale. Con il piano di salvataggio che scade domani e la Bce che ha rifiutato di aumentare i fondi di emergenza per le banche elleniche, la Grecia non ha modo di ricostituire i depositi che stanno rapidamente diminuendo. Il portavoce del governo tedesco ha comunque fatto sapere che "Berlino resta disponibile a colloqui". "Se l’euro fallisce - avverte la cancelliera Angela Merkel - l’Europa fallisce". Per evitare l’assalto agli sportelli e il collasso del sistema finanziario, però, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha ordinato alle banche di chiudere per sei giorni a partire da lunedì e ha emanato un decreto legislativo che istituisce controlli sui capitali. a carte di credito e i bancomat stranieri - emessi cioè da banche basate all’estero - non saranno soggetti alle limitazioni (60 euro al giorno) nel prelievo del contante.
Mentre in Grecia si diffonde il panico, a Bruxelles il clima si fa sempre più teso. Complice anche un giallo che coinvolge i vertici della Commissione Ue. In mattinata il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, annuncia che Juncker avrebbe presentato "alcune nuove proposte". A stretto giro, però, arriva la smentita ufficiale. Una dimostrazione dell'attrito tra due anime profondamente diverse: da un lato le colombe, dall'altro i falchi dell'austerity. Ma, in conferenza stampa, lo stesso Juncker sottolinea che le istituzioni non hanno mai posto un "ultimatum" alla Grecia e che lo spirito è sempre stato europeo. "L'uscita della Grecia dall'euro - assicura - non è mai stata una opzione". La partita, infatti, non è affatto chiusa.
Se da una parte euroburocrati come Juncker e Schultz invitano i greci a "votare sì al referendum", la Merkel assicura che, se dopo la consultazione il governo chiedesse di trattare, l'Ue non rifiuterebbe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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