Nel bel mezzo della crisi economica da coronavirus le banche si mettono di traverso. La faccenda riguarda i prestiti garantiti dallo Stato. Quella misura introdotta dal governo giallorosso con il decreto Liquidità e che non sta funzionando come dovrebbe. Dai dati ufficiali, emerge che per quelli fino a 25mila euro (quei mutui che dovevano arrivare a occhi chiusi) la metà dei piccoli imprenditori ancora è in attesa. Sono a mani vuote e non hanno visto neppure un centesimo. E va peggio per quelli fino a 800mila: li hanno ricevuti solo 1 su 4 (il 25%). A dirlo sono gli stessi istituti di credito.
A fronte di 544.411 domande presentate dagli imprenditori per ottenere prestiti fino a 25mila euro, solo il 52,8% sono state accolte ed erogate. Qualcosa non ha funzionato. Il sistema messo in campo per far arrivare liquidità immediata alle Pmi grazie alla garanzia al 100% dello Stato fa acqua da tutte le parti. Eppure, i buoni propositi c’erano tutti. A partire da una procedura semplificata. Tutto sarebbe dovuto essere facile e veloce. Ma l’accesso al credito, spiegano gli imprenditori, resta un sogno. Questi avrebbero dovuto presentare solo una domanda e l’autocertificazione alla filiale per avere in massimo tre giorni la liquidità necessaria già a partire dal 14 aprile. Una procedura che non deve passare neanche per il Fondo di garanzia per le Pmi.
Purtroppo, i buoni propositi finiscono qui. Si scopre che chi entra in banca per ottenere un prestito da 25mila euro deve presentare una mole infinita di documenti. Mentre alcuni gruppi bancari hanno addirittura "consigliato" ai clienti di usare i soldi del prestito per chiudere i fidi e mettersi al riparo da possibili insolvenze. Un invito che non sta in piedi. A cui si aggiunge un altro fatto: è sicuro il rifiuto del prestito per chi non è già correntista. I tempi per ottenere il credito sono lunghi. In media si superano i 7 giorni per i pochi che li ricevono. Se poi si analizzano i prestiti fino a 800mila euro, gestiti sempre dal Fondo centrale di garanzia, la situazione si fa ancora più complicata.
Secondo il Fatto Quotidiano su 47.600 domande presentate, ne sono state accolte 11.663, vale a dire il 24,5% con tempi di erogazione che per alcuni istituti variano tra 10 e 25 giorni. Anche se questa procedura, in teoria, sarebbe sburocratizzata. Ma a renderla complicata restano le non necessarie e troppo lunghe istruttorie delle banche che, dalla prossima settimana, diventeranno vietate per legge con l’introduzione obbligatoria dell’autocertificazione delle imprese. A farla da padroni sono incertezza e burocrazia.
Nonostante le belle parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, le cose non funzionano come dovrebbero. Le domande di nuova liquidità arrivate al Fondo di garanzia sono 357.690 mila per un ammontare di 16 miliardi, di cui 322.997 relative ai mini-prestiti (6,7 miliardi). Numeri in crescita rispetto alle prime settimane, ma esigui rispetto alla platea potenziale (oltre 4 milioni di imprese).
Difficoltà anche per i super-prestiti gestiti da Sace: in testa quello chiesto da Fca (oltre 6 miliardi di euro). Ad oggi ne sono stati concessi solo 17. Insomma, un vero e proprio pantano. Con le imprese che in questa fase, a corto di liquidità, avrebbero bisogno di velocità e concretezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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