Iliad si schiera con Tim. "Giuste le fusioni tra tlc"

Reynaud: "È un'opportunità". Oggi il cda di Poste

Iliad si schiera con Tim. "Giuste le fusioni tra tlc"
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Tanto da Poste Italiane quanto da Iliad traspare cautela, ma quando il perché è abbastanza grande non ci sono ostacoli sufficientemente proibitivi. E il perché dell'industria delle telecomunicazioni è quello di rendere sostenibile un business che rimane a bassa marginalità, per questo - in Italia - serve ridurre il numero degli operatori.

«Ciò che possiamo dire è che il consolidamento da quattro a tre player ha pienamente senso per tutti i player, per gli utenti, per i settori, per le aziende italiane», ha detto il ceo di Iliad Thomas Reynaud rispondendo alle domande a valle della presentazione dei conti della tlc francese, «il consolidamento per Iliad non è una necessità, ma un'opportunità tra le altre». Il grande convitato di pietra è Tim, di cui Poste è azionista con il 9,8% e accreditata di un possibile rafforzamento. Iliad, dal canto suo, non ha mai negato che la società guidata da Pietro Labriola sarebbe un partner più che gradito e, attraverso i suoi advisor finanziari, ha studiato varie strade per arrivare al matrimonio, eventualità che ha accennato anche al governo italiano senza il cui assenso è difficile muoversi. Tramontata però la prima operazione, che avrebbe visto coinvolti il fondo Cvc e Iliad nel rilevare la quota del primo azionista Vivendi, adesso la strategia appare attendere le prossime mosse di Poste. Questa è, infatti, la fiduciaria del governo, da cui ha ricevuto carta bianca per studiare il rilancio dell'azienda. A testimonianza di questo ci sono le parole del sottosegretario al Mef Federico Freni: «Per me un partner finanziario in una società come Tim ha meno senso di un partner industriale. Vivendi non è mai stato un partner industriale, è sempre stato solo un partner finanziario, Poste ha tutte le carte in regola per essere un partner finanziario e industriale e questo Paese cresce se tutte le aggregazioni si fanno con partner che non sono solo finanziari ma anche industriali». Il gruppo guidato da Matteo Del Fante avrebbe già aperto un canale di dialogo con Vivendi: oggi è in agenda una riunione del cda già prevista che, almeno formalmente, avrebbe sul tavolo solo i conti e la nomina di un consigliere.

Il primo azionista è già sceso al 18,37%, ma potrebbe arrivare a cedere un'altra fetta proprio a Poste (che può comprarne fino al 14% senza arrivare alla soglia d'Opa). La rimanente parte potrebbe essere mantenuta per un periodo o ceduta a Cvc o, magari, con un'altra operazione sul mercato.

Quanto a Iliad, Reynaud ha promesso che la società «continuerà a smuovere le cose o a farle muovere nel mercato italiano». La società francese, che in Italia è guidata da Benedetto Levi (nella foto), nel nostro Paese ha superato 1,14 miliardi di euro (+8%) di ricavi e, pur essendo ancora in perdita, ha registrato un flusso di cassa in crescita da 4 a 37 milioni e una base clienti di 11,98 milioni di utenze tra fisso e mobile.

A livello di gruppo, invece, il fatturato è stato di 10,24 miliardi (+8,5%) e 50,5 milioni di utenze per un utile netto di 367 milioni (+15,4%).

Intanto per Tim è stata fissata per il 27 maggio la prima udienza in Cassazione che la vede opposta allo Stato italiano per la restituzione di circa un miliardo di canone concessorio pagato nel 1998.

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