"Incongruo". Torna l'ipotesi di aumentare il canone Rai?

Per l'amministratore delegato del Gruppo Rai Carlo Fuortes il canone attuale è incongruo rispetto ai grandi impegni della Rai. Ecco le proposte presentate durante la commissione di Vigilanza

"Incongruo". Torna l'ipotesi di aumentare il canone Rai?

Tasse in aumento per gli italiani, che già attendono con ansia le bollette di luce e gas che registreranno prezzi significativi a causa del rincaro delle materie prime. Adesso a preoccupare sono anche le parole dell'amministratore delegato del Gruppo Rai Carlo Fuortes, che discutendo del canone Rai non ha esitato a definirlo come un'imposta incongrua. Adesso il timore è che i cittadini possano veder crescere anche la tassa sulla detenzione di apparecchi atti alla ricezione dei programmi televisivi.

Un canone incongruo

Intervenuto in audizione nel corso della riunione della commissione Vigilanza, Carlo Fuortes ha portato l'attenzione sull'attuale canone Rai, da lui definito come un'imposta "incongrua, oltre che incerta". L'amministratore delegato del Gruppo Rai ha inoltre ricordato che il canone ammonta adesso a 90 euro, mentre in Croazia si pagano 127 euro per la televisione pubblica, in Francia 138, in Gran Bretagna 185, in Germania 220 ed in Svizzera 312. Ne consegue, dunque, che in Italia si paga un "canone incongruo rispetto ai grandi impegni che Rai ha nella gestione dei compiti di servizio pubblico".

Non finisce qui. Carlo Fuortes ha poi sottolineato che dal 2013 si sono registrati una serie di interventi che hanno inciso sul canone che poi entra nelle casse di viale Mazzini: "Ogni anno un intervento che andava a incidere sul canone che arrivava alla Rai, risorse quindi molto incerte ed è difficile per un'azienda programmare su base pluriennale".

Insomma, si sta pensando a degli aumenti? Al momento Fuortes si è limitato a dire che, grazie all'inserimento del canone nella bolletta elettrica (trovata di Matteo Renzi, legge di Bilancio per il 2016, art. 1 co. 152 e ss.), adesso molti più italiani stanno pagando l'imposta, una delle più invise. La situazione è passata da 15 milioni a 21-22 milioni, con un tasso di evasione sceso dal 27% al 5% - 3%. Tutto questo, però, non basta. "Tutto il lavoro fatto dal canone in bolletta non è stato a vantaggio dell'azienda", ha infatti dichiarato l'amministratore delegato del Gruppo Rai. "Questi aumenti di paganti sono stati più che proporzionalmente ridotti dalla diminuzione del canone che è passato prima a 100 euro e poi a 90, e da un aumento della ritenuta dell'extra gettito. Nel periodo 2014-2020 le maggiori trattenute sul canone ordinario hanno determinato un prelievo complessivo sul canone per 1,2 miliardi di euro". Insomma, "in Rai arriva solo l'86% del canone". Fuortes ha inoltre espresso preoccupazione per il fatto che, stando alle regole vigenti, il canone deve essere pagato solo da chi possiede un apparecchio con digitale terrestre. I cittadini in possesso di un device multimediale potrebbero invece non pagare.

La proposta

Scontata la conclusione: "O si garantiscono risorse adeguate alla Rai, avvicinandosi a quello che accade in altri grandi Paesi europei, oppure bisognerà ridurre il perimetro di azione e avremo il grande rischio sullo sviluppo futuro, e principalmente sugli investimenti sia sul prodotto culturale che su quello tecnologico". Da qui la proposta di cancellare la tassa di concessione sul canone ordinario Rai, così da dotare l'azienda di maggiori risorse.

Fuortes ha parlato di riconoscimento integrale delle risorse da canone (con eliminazione dell'attuale trattenuta da 110 milioni), ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device multimediali e rimodulazione del limite di affollamento pubblicitario per singola fascia all'8%.

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