Intesa macina utili e prepara le cedole

Nel 2020, dopo l'Opas Ubi, profitti a quota 3,3 miliardi. A maggio il primo "acconto"

Intesa macina utili e prepara le cedole

La priorità per Intesa Sanpaolo è la retribuzione dei propri azionisti, possibilmente con dividendi cash. Lo ha sottolineato l'ad Carlo Messina nella conference call seguita alla pubblicazione dei numeri del bilancio 2020. Per questo, Bce permettendo, per il 2021 la prima banca italiana programma il ritorno al dividendo, con fuochi di artificio nell'ultimo trimestre dell'anno. E, per lo stesso motivo, Messina ha specificato di voler aspettare la rimozione dei vincoli alla remunerazione degli azionisti imposti da Francoforte prima di presentare, a inizio 2022, il prossimo piano industriale e, con esso, l'utilizzo del capitale in eccesso. Nessuna velleità invece di shopping.

Crediamo che le acquisizioni si debbano fare solo quando sono in grado di creare sinergie e creare valore per gli azionisti. E, al momento, non vediamo opportunità tali per Intesa Sanpaolo ha commentato dopo aver celebrato il successo nella combattuta battaglia per Ubi che si è rivelata un'operazione fantastica, tanto che abbiamo alzato le attese di sinergie a oltre 1.000 milioni di euro, a regime nel 2024 dai 700 milioni attesi al momento dell'Opas.

Proprio l'impatto dell'acquisizione di Ubi ha però penalizzato i conti dell'ultimo trimestre dell'anno della prima banca italiana (in rosso per 3,09 miliardi), portando la Ca' de Sass a chiudere il 2020 con un utile netto di 3,27 miliardi (3,5 miliardi, escludendo l'impatto della combinazione con Ubi Banca e dell'avviamento della Banca dei Territori), in calo dai 4,18 miliardi del 2019 ma meglio delle attese degli azionisti.

Ubi inclusa, nel 2020 le commissioni si sono attestate a 8,2 miliardi, la gestione operativa a 9,05 miliardi, i proventi operativi a 19 miliardi e il livello di patrimonializzazione (Cet1) al 15,4 per cento. La banca inoltre ha la società ha raggiunto nel 2020 il livello più basso di npl ratio lordo (rapporto tra crediti deteriorati e crediti erogati) dal 2007 al 4,9% (al 3,7% includendo Ubi e applicando la definizione dell'Eba) e netto al 2,3 per cento.

Forte dei risultati raggiunti Intesa progetta di distribuire subito a maggio 694 milioni, il massimo possibile secondo i dettami di Francoforte e, all'incirca altri 1900 milioni in autunno, quando subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce, la banca promette una distribuzione cash da riserve che porti a un payout ratio pari al 75% dei 3.505 milioni di euro di utile netto rettificato. E non è finita. Dopo la rigida dieta di dividendi, la Ca' de Sass parla anche di un possibile acconto sui risultati 2021 che, in via prudenziale, Intesa prevede di chiudere con un utile netto superiore a 3,5 miliardi.

Confermato infine al 2022 la previsione di un utile netto di almeno 5 miliardi il punto di partenza del prossimo piano industriale che potrà contare sui 6,3 miliardi di utile pre-tasse 2020 accantonati a sostegno della sostenibilità futura dei risultati. In Borsa il titolo corre e chiude la seduta a 2,06 euro il rialzo del 2% sui massimi dal marzo 2020.

Quanto all'immediato futuro Messina si augura infine che il 2021 sia l'anno del superamento della pandemia, del rilancio economico e del contrasto alle emergenze sociali ricordando il ruolo svolto dal gruppo all'interno dell'emergenza che ha

travolto in Paese negli ultimi mesi con i 50 miliardi di credito messi a disposizione di famiglie e imprese, la concessione di 95 miliardi di moratorie e l'erogazione di prestiti assistiti da garanzia stata per 35 miliardi

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