Gli investimenti complessivi delle compagnie assicurative nel 2021 «hanno sfiorato i 1.050 miliardi», pari a circa il 60% del Pil italiano. È quanto ha sottolineato la presidente dell'Ania, Maria Bianca Farina, ieri nel corso dell'assemblea dell'associazione svoltasi a Roma, precisando che «è proseguito il trend di diversificazione di portafoglio con l'incremento di asset alternativi». Secondo Farina inoltre, le compagnie che operano in Italia restano «grandi investitori istituzionali e orientati verso investimenti sostenibili di medio-lungo termine». Per il viceministro dello Sviluppo, Gilberto Pichetto, «il settore assicurativo è tra i principali driver strategici e strutturali dell'economia del Paese».
A questo proposito la presidente ha evidenziato «l'opportunità di consentire alle gestioni separate assicurative di investire in Pir: ciò determinerebbe una spinta al flusso di risparmio diretto verso il sistema produttivo, mai così essenziale». Non a caso il fulcro delle proposte di Farina è l'implementazione del Pnrr da parte degli assicuratori. «Vogliamo favorire la diffusione delle coperture integrative (che in Italia rappresentano solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi)», ha detto. In tema di sanità, ha proseguito, «il ruolo del settore evolverà verso nuove soluzioni con l'obiettivo, ad esempio, di rendere la spesa sanitaria mutualizzata e accessibile ai soggetti più vulnerabili». Secondo Fariba, una quota significativa della spesa diretta (out of pocket), oggi pari a 34 miliardi di euro «potrebbe transitare verso forme mutualizzate del rischio per aumentare la protezione e l'economicità dei servizi». Questo significa passare dalla logica del rimborso alla «presa in carico di cittadini e pazienti lungo l'intero percorso della salute».
La presidente Ania non ha nascosto le incertezze del quadro macroeconomico. L'inflazione potrebbe determinare un aumento dei premi Rc auto. Farina, ha avvertito che il costo dei sinistri potrebbe aumentare a causa dei maggiori oneri per le riparazioni dei veicoli e, dunque, essere traslato agli utenti, rischio già paventato dal presidente dell'Ivass, Luigi Federico Signorini.
Eppure nei primi mesi del 2022, malgrado il balzo dei prezzi, il ramo Rc Auto ha registrato un'«ulteriore, significativa» diminuzione delle tariffe. Si è così ridotto drasticamente il divario rispetto alla media europea, da 213 euro nel periodo 2008-2012 a 47 euro nel 2021 (352 euro contro 305 della media Ue). Un segnale che i risparmi legati alla minore sinistrosità dovuta ai lockdown sono stati parzialmente restituiti agli assicurati, come auspicato l'anno scorso proprio dall'Ivass. Ecco perché il presidente Ania ha ribadito la necessità di riforme organiche del sistema che lo rendano sostenibile nel medio-lungo termine: revisione del bonus-malus, modifica dell'imposizione fiscale sui premi, «molto penalizzante nel confronto con l'Europa», definizione univoca del risarcimento dei danni per lesioni gravi alla persona. Il presidente Ivass e direttore generale di Bankitalia ha segnalato l'arrivo della Tabella unica nazionale per i risarcimenti dei danni non patrimoniali da macro-lesioni, valida per la Rc auto come per la Rc sanitaria.
L'assemblea Ania è stata l'occasione anche per mettere in evidenza l'ottimo stato di salute del settore. Nel 2021, i premi complessivi Vita e Danni hanno raggiunto 140 miliardi di euro, in aumento del 3,8%, tornando così al livello del 2019.
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