L'Ocse ha tagliato, e di molto, le stime di crescita dell'Italia. Nel Rapporto diffuso oggi, l'Organizzazione prevede infatti che nel 2014 ci sarà un calo del pil dello 0,4% contro il +0,5% indicato lo scorso maggio. La stima negativa, inoltre, è anche per il 2016 la revisione è negativa. Dure anche le stime di Standard & Poor. Oltre a tagliare le stime del nostro prodotto interno lordo, l'agenzia di rating afferma che gli 80 euro voluti da Matteo Renzi "non hanno avuto alcun effetto". E il presidente del Consiglio, a Palermo per inaugurare l'anno scolastico, ha risposto che, delle stime negative, ne parlerà domani: "Su queste tematiche, se siete d'accordo, io domani farò un lungo intervento in Parlamento ed entrerò nel merito delle proposte delle idee. Evito di parlarne qui adesso".
L'Ocse taglia le stime: "Italia in recessione"
Secondo l'Ocse, inoltre, le revisioni del pil italiano sono le più pesanti della zona euro, ed è l'unico paese in recessione tra i "big", nonostante il taglio delle prospettive anche degli altri Paesi del G7. Il pil tedesco, comunque, rimane in crescita dell'1,5% sia per il 2014 che per il 2015. "Prosegue la moderata ripresa a livello globale anche se la debole domanda nell'area euro resta un fattore di preoccupazione". Il pil dell'Eurozona, comunque, è stato rivisto al ribasso, scende infatti dall'1,2% allo 0,8%. Scende, inoltre, anche quello degli Stati Uniti dal 2,6% al 2,1%. Per quel che riguarda il 2015, invece, il pil americano si attesterà tra il 3,1% dal 3,5%, quello tedesco tra l'1,5% e il 2,1%, quello francese tra l'1% dall'1,5%, quello del regno unito tra il 2,8% de il 2,7%. Per tornare a crescere l'Ocse ritiene che l'Eurozona "necessita di un più vigoroso stimolo monetario". Al contrario, gli Stati Uniti e il Regno Unito "si stanno invece avvicinando alla conclusione dell'allentamento monetario non convenzionale". Servono degli sforzi ambiziosi perché "vista la debolezza della domanda, la flessibilità all'interno delle regole europee dovrebbe essere utilizzata per sostenere la crescita e il continuo fallimento dell'economia globale nel generare una crescita forte, equilibrata ed inclusiva sottolinea l'urgenza di sforzi di riforma ambiziosi". Inoltre, per l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, potrebbero esserci dei rischi riguardanti un'improvvisa correzione dei mercati: "Il movimento rialzista in atto sui mercati finanziari appare in contrasto con l'intensificarsi di svariati significativi rischi". Anche perché i rendimenti dei titoli di Stato di molti Paesi sono vicini ai minimi record. Inoltre, per l'Ocse, la volatilità dei prezzi delle azioni, sia negli Stati Uniti che in Europa, è attorno ai livelli precedenti alla crisi. Una delle ricette per provare ad uscire dalla crisi è attraverso "la riduzione dei contributi per la sicurezza sociale".
Standard & Poor boccia le misure di Renzi
Anche Standard and Poor's ha tagliato la stima sul pil italiano nel 2014, secondo l'agenzia di rating ha tagliato le nostre stime del prodotto interno lordo portandole a zero dal precedente +0,5% previsto a giugno. Il rapporto dell'agenzia precisa che il nostro Pil, alla fine del secondo trimestre, ha accumulato un -0,3%. Guardando i principali Paesi dell'eurozona si può notare come, quella sull'Italia, sia la revisione più ampia. È, infatti, il dato più negativo tra i grandi Stati europei: "Le nostre precedenti valutazioni hanno in qualche modo sovrastimato l'effetto di tre fattori". E le misure annunciate da Matteo Renzi "a tutt'oggi non hanno avuto alcun effetto sui modelli di spesa". L'agenzia vede il nostro Paese ancora "bloccato". L'impatto del bonus dell'esecutivo Renzi degli da 80 euro sarà dello 0,1%, contro lo 0,3% inizialmente previsto. Sull'Italia, aggiunge, "pesano il rallentamento dell'export e i ritardi nelle riforme strutturali avviate che hanno raffreddato la fiducia di aziende e investitori". È proprio l'Italia uno dei motivi della difficoltà dell'Eurozona, anche se Standard and Poor's loda gli interventi della Bce e indica che dovrà, probabilmente, ricorrere ad altri misure per cercare di risollevare l'eurozona. L'Italia, infatti, non è l'unico Paese che vede decrescere il suo Pil. La Francia scende da +0,5% a +0,7% e i Paesi Bassi da +0,8% a +1%. Rimangono sostanzialmente invariate le crescite della Germania (+1,8%) e della Spagna (+1,3%). "I deludenti risultati del secondo trimestre - spiegano gli analisti dell'agenzia di rating - hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa nella zona dell'euro e le condizioni economiche restano fragili".
Poi l'agenzia statunitense indica i tre fattori alla base di questi segnali di debolezza: "la crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest'anno; gli investimenti delle aziende hanno mostrato solo piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell'Italia sono diventate più pronunciate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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