Italia seconda in Europa per le tasse sul lavoro

La Corte dei Conti: "L'Italia è al secondo posto quanto a prelievo gravante sui redditi da lavoro (con il 42,8%, quasi otto punti oltre la media europea)". Pressione fiscale al 43,3%

Italia seconda in Europa per le tasse sul lavoro

Renzi da anni va dicendo di voler abbassare le tasse sul lavoro. Le tasse, però, restano alte. La Corte dei conti rileva che l'Italia "risulta al secondo posto quanto al prelievo gravante sui redditi da lavoro, con il 42,8%, quasi otto punti oltre la media europea". Inoltre siamo al "terzo posto" per il prelievo sui "redditi d'impresa, circa il 26%, ossia ben oltre il 50% della media Ue"; al 22° posto per il prelievo sui consumi (con il 17,7%, quasi 4 punti in meno rispetto alla media europea e al quarto posto sia per il prelievo sugli immobili che sull'energia).

In particolare l'imposizione sui consumi è condizionata dall'Iva, il cui rendimento non raggiunge il 6% del pil, il livello più basso nell'Ue, con il quale dunque l'Italia risulta "fanalino di coda" in Europa. A pesare una "struttura impositiva penalizzata da un tasso medio di prelievo (15,5%) tra i più bassi d'Europa" e "l'elevato tasso di evasione, che nelle stime del Mef, poco più di 40 miliardi annui, ossia il 34% del gettito potenziale, più del doppio di quello stimato per l'insieme dei paesi Ue".

A fine 2015 la pressione fiscale è stata del 43,3% del Pil, tre punti superiore al livello d’inizio secolo e quattro punti oltre quello medio europeo. "Sono quasi ottocento - si legge nel rapporto - le misure sulle entrate contenute nelle manovre fino al 2015 con un impatto riduzione dell’indebitamento di 170 miliardi", più le misure della Stabilità 2016: 22 di aumento e 45 di riduzione del prelievo con un impatto di oltre 27 miliardi di aumento del deficit.

La Corte dei conti si sofferma anche sulle pensioni, evidenziando luci e ombre. Le previsioni a lungo termine segnalano un andamento della spesa pensionistica, come pure di quella per prestazioni sociali nel loro complesso, "rassicurante" (circa 2 punti in meno l'incidenza sul Pil) e, comunque, tale da distinguere l'Italia rispetto alla gran parte degli altri Paesi europei". Il nuovo sistema, però, secondo i magistrati contabili, "oltre ai pregi, evidenzia incertezze e rischi".

Tra le prime ci sono la pensione dei lavoratori poveri, la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, mentre i rischi "sono legati all'evoluzione del quadro economico e sociale". "Il sistema pensionistico, insomma - conclude la Corte dei Conti - è in equilibrio a patto che l'Italia torni, da subito, anche se gradualmente, su un sentiero di crescita moderata".

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