Fin qui il governo ha parlato di obiettivi da raggiungere in merito alla riforma fiscale ma nessuno, nell'esecutivo, ha altrettanto approfondito lo spinosissimo nodo delle risorse disponibili per attuare le misure economiche desiderate. Dal momento che la coperta è corta, l'idea basilare dell'esecutivo è quella di tagliare l'Irpef rimodulando al tempo stesso l'Iva.
Che cosa significa? In altre parole, potrebbe presto esserci un aumento selettivo dell'imposta sul valore aggiunto, riguardante cioè solo alcuni beni e servizi specifici.
In sottofondo, poi, c'è sempre la minacciosa ombra delle clausole di salvaguardia, pronte a materializzarsi tramite aumenti su imposte e consumi: una spada di Damocle che vale 20 miliardi l'anno prossimo, ben 27 quello successivo.
In seno alla maggioranza si pensa a come offrire un “sostegno più equo e semplificato alle famiglie in difficoltà”, a ridurre le tasse sul lavoro delle fasce di reddito medio-basse e così via. La coperta delle risorse, come detto, non permette grandi acrobazie, anche perché le attuali riduzioni del cuneo fiscale sul lavoro implicano un costo 3 miliardi per il 2020 (entreranno in vigore in estate), il doppio nel 2021. E all'appello mancano ancora coperture per un miliardo, a cui si devono aggiungere altre risorse vacanti necessarie per avviare una riforma Irpef.
L'aliquota Iva su hotel e ristorazione
Tornando sul taglio dell'Irpef, stando a quanto riferito da Il Corriere della Sera, una delle ipotesi sul tavolo del governo contempla l'aumento selettivo dell'Iva e l'eliminazione di alcuni sgravi fiscali. Italia Viva, ad esempio, propone un taglio dell'Irpef pari a un punto di Pil (18 miliardi) che vada di pari passi con una revisione dell'Iva capace di eliminare gran parte delle aliquote ridotte su certi beni e servizi. Anche nel Pd si ragiona sulla medesima strada, anche se cambia il "passo" della riforma, visto che i dem vorrebbero attuarla in maniera graduale.
In ogni caso, se le risorse sono limitate, il taglio delle tasse attraverso l'Irpef dovrà pur essere finanziato in qualche modo. E allora, un'idea è quella di lavorare sull'aliquota Iva intermedia al 10%, la stessa che si applica a hotel e ristorazione. Secondo alcune stime, ogni punto di percentuale di aumento in questa voce darebbe 1,5 miliardi di gettito in più. L'alternativa riguarda invece un intervento mirato sugli sgravi.
Certo è che ogni proposta presenta evidenti controindicazioni. Al momento, in attesa di capire quale strada imboccherà il Movimento 5 Stelle, bisogna registrare il radicalismo di Italia Viva (riforme da attuare il prima possibile) contrapposto al gradualismo del Pd (riforme da attuare ma in modo progressivo e con tempi graduali).
Ma di fatto su queste ipotesi il Mef frena e fonti del Tesoro fanno sapere all'Adnkronos che non c'è in questo momento un piano
per un rincaro Iva su hotel o ristoranti. Resta però da sottolineare l'agitazione delle associazioni di categoria che temono il colpo basso da parte di un governo totalmente votato all'incremento della pressione fiscale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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