Pure il ministro Catalfo rinnega il reddito di cittadinanza

Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha spiegato che la crisi ha messo in evidenza quanto sia frammentato il sistema degli ammortizzatori sociali e che, passata l’emergenza, si dovrà provvedere ad una riforma

Pure il ministro Catalfo rinnega il reddito di cittadinanza

Il sistema degli ammortizzatori sociali così come è non funziona. A dirlo è Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro e delle politiche sociali del governo Conte II. Una ammissione clamorosa soprattutto se si tiene conto che l’esponente dell’esecutivo la si può considerare la mamma del reddito di cittadinanza, una delle misure più a cuore del M5s.

Militante pentastellata dal 2008, la Catalfo viene eletta al Senato nel 2013. Come ricorda La Verità, è lei a depositare la prima proposta di legge sul reddito di cittadinanza. Diventa presidente della commissione Lavoro a Palazzo Madama e con quel ruolo si fa promotrice del Ddl sul salario minimo orario.

Grande la sua soddisfazione quando il reddito di cittadinanza diventa realtà con il governo Lega-M5s. In un post pubblicato sui social spiegò che "insieme a tutto il Movimento vinciamo questa battaglia, introducendo una misura che dà dignità alle famiglie italiane e che investe sul lavoro, sulle politiche attive e sulla formazione". Ruolo importante nell’approvazione di questa misura lo giocò, ovviamente la Lega. Il partito di Salvini diede l’ok al Rdc per far passare "quota 100", la riforma pensionistica diventata un cavallo di battaglia del Carroccio. Ma in politica, si sa, le cose cambiano anche in modo clamoroso nel giro di poco tempo.

Agli albori del governo giallorosso, la posizione leghista sul Rdc cambia in modo radicale tanto che Salvini, non più alleato dei 5s, non lesina critiche a quel provvedimento che ha dovuto digerire ma non ha mai valutato positivamente. Fu la stessa Catalfo a rispondere all’ex ministro spiegando che la misura non si tocca perché è perfetta e accusa Salvini di impoverire gli italiani a causa di un aumento dell’Iva che costerà alle famiglie 1.200 euro.

La Verità sottolinea che il Rdc ha funzionato solo per la parte di sussidio e non per il lato dell’offerta di lavoro in quanto non ha inciso sull’occupazione. A febbraio di quest' anno su poco più di 900.000 beneficiari, in 500.000 sono stati convocati dai centri per l'impiego ma solo 39.000 hanno trovato lavoro. Da questi dati si intuisce che la misura tanto elogiata dai 5 stelle non è una forma di sostegno delle politiche attive del lavoro.

Il ministro, in una intervista al Corriere della Sera online, ha ammesso che effettivamente c’è qualcosa che non va: "Questa crisi ha messo in evidenza quanto sia frammentato il sistema degli ammortizzatori sociali: è una delle riforme che va fatta immediatamente dopo l'emergenza". "Bisogna pensare- ha aggiunto la Catalfo- a non avere più ammortizzatori passivi ma misure attive come quelle collegate alla formazione, cioè non portando il lavoratore a casa ma mantenendolo sul posto di lavoro".

Un modo elegante per ammettere che quanto fatto fino a oggi non funziona. Lo stesso ministro ha anche sottolineato che grazie al decreto liquidità le aziende potranno ottenere fondi, che al momento sono debiti/prestiti, ma non potranno licenziare. All’orizzonte non sarebbero previsti cambiamenti del reddito di cittadinanza. Il punto ora sarà capire come intervenire per nuove politiche che incidano davvero sull’occupazione. Intanto a Corriere Tv, la Catalfo ha dichiarato che si può prevedere che i percettori di reddito di cittadinanza o in generale di ammortizzatori sociali e strumenti di sostegno al reddito possano accettare una proposta di lavoro anche nel settore agricolo.

"Certamente se l'offerta diventa stabile o per un tempo congruo possono lasciare la misura e poi rientravi, invece se si tratta di 1-2 giorni la nostra proposta è che accettarla non comporterebbe la perdita del sostegno".

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