L'autogol del governo giallorosso sull’Ilva

Conte accusa ArcelorMittal. Ma nell’accordo con il gruppo franco-indiano c’era un chiaro diritto di recesso da parte della multinazionale nel caso in cui il governo avesse modificato il quadro normativo

L'autogol del governo giallorosso sull’Ilva

Il dubbio, a questo punto, è più che legittimo: è ArcelorMittal che si è preso gioco dell’Italia oppure è il governo italiano che sull’Ilva ha combinato un vero e proprio pasticcio?

Per cercare di rispondere alla domanda è utile partire da un paio di assunti base. Primo: Giuseppe Conte, senza se e senza ma, ha accusato ArcelorMittal di scappare da Taranto. Secondo: esisteva un contratto di affitto messo nero su bianco tra il governo e l’affittuario, che si rivelerà poi essere lo stesso gruppo franco-indiano. Terzo: l’esecutivo aveva promesso ai nuovi proprietari dello stabilimento uno "scudo legale", poi tolto di mezzo e soppresso lo scorso ottobre con il dl salva imprese proposto dal Movimento 5 Stelle e approvato dalla maggioranza.

A questo punto è fondamentale unire i punti sopra citati e unirli con quanto riportato dal quotidiano La Verità riguardo l’accordo stipulato tra le parti. In particolare, il contratto d’affitto presenta un paragrafo che sbugiarda Conte. Si tratta del 27.5, in cui si sottolinea come eventuali modifiche legislative non europee possano rendere nullo il contratto in essere. Nel nostro caso le modifiche ci sono state eccome (il dl salva imprese), e rispondono alla caratteristica di non provenire da Bruxelles. In altre parole, è il governo che si è scavato la fossa con le sue stesse mani, addebitando poi la colpa ad ArcelorMittal.

L'accordo e il paragrafo 27.5

Ma cosa dice, più nel dettaglio, il paragrafo 27.5? “Nel caso di una sentenza definitiva o esecutiva – riporta La Verità, che ha avuto accesso al contratto - non sospesa negli effetti ovvero con decreto del Presidente della Repubblica anch' esso non sospeso negli effetti, ovvero con o per effetto di un provvedimento legislativo o amministrativo non derivante da obblighi comunitari, sia disposto l' annullamento integrale del decreto del presidente del Consiglio dei ministri () ovvero nel caso in cui ne sia disposto l' annullamento in parte tale da rendere impossibile l' esercizio dello stabilimento di Taranto, () entro il termine di 15 giorni () ha il diritto di recedere dal contratto attraverso una comunicazione scritta”.

Detto in modo più semplice, nell’accordo con ArcelorMittal c’era un chiaro diritto di recesso da parte dell'affittuario nel caso in cui il governo avesse modificato il quadro normativo. I giallorossi lo hanno fatto, hanno soppresso lo scudo legale, e adesso la multinazionale è pronta a fare le valige affidandosi alla clausola ben presente nello stesso accordo.

Quando Conte punta il dito contro il gruppo franco-indiano e lo accusa di non onorare il contratto perché sono cambiate le condizioni di mercato, sta solo combattendo contro i mulini a vento. Probabilmente le cose stanno come dice il premier, ma il governo giallorosso ha servito ad ArcelorMittal un assist a porta vuota per comportarsi, legittimamente da contratto, proprio in questo modo.

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