L'allarme di Confindustria: "Il buco nero è l'Eurozona"

Confindustria suona il requiem dell'Italia: "Eravamo in crisi prima della crisi e continuiamo a esserlo". Pil piatto nel 2014

L'allarme di Confindustria: "Il buco nero è l'Eurozona"

Gli ultimi dati confermano le stime del Centro studi di Confindustria. Per tutto il 2014 il prodotto interno lordo del Belpaese sarà piatto. "L’Italia era in crisi prima della crisi e continua a esserlo". Dagli industriali si leva un nuovo grido dall'allarme perché il governo capisca che per costruire un buon risultato nel 2015 è necessario impegnarsi già "nella seconda metà di quest’anno". "L'impresa è più difficile, ma non impossibile se si agisce in prima battuta sul credito, sulla competitività e sugli investimenti pubblici", scandiscono da viale dell'Astronomia invitando il premier Matteo Renzi a lavorare "con ancor più lena" sulle riforme per "restituire fiducia alle famiglie e alle imprese".

Il buco nero è l'Eurozona

Per gli industriali il cuore della crisi economica che mette in ginocchio il Paese non va ricercato solo a Roma. Gran parte del problema è, infatti, ascrivibile, all'Unione europea e alla politica monetaria della Bce. "Il buco nero della crescita mondiale è rappresentato dall’Eurozona - si legge nel report della Confindustria - dove i divari nelle performance sono sempre meno sostenibili e la lista dei paesi che stentano a ritrovare il rilancio va ben oltre i soliti noti". Secondo i tecnici di viale dell’Astronomia, infatti, è sempre più palese "la contraddizione tra una Bce che fa tutto quel che può per contrastare la minaccia di deflazione e tutte le altre politiche che verso la deflazione spingono sia come meccanismo di aggiustamento degli squilibri competitivi sia come conseguenza delle simultanee restrizioni dei bilanci pubblici". Per il Centro studi di Confindustria, più che la flessibilità, che è carente nella fase (cruciale per le aspettative) di impostazione delle misure correttive, manca la simmetria. "Il disordine nei conti - fanno notare - c’è anche con un eccessivo surplus, come in Germania, negli scambi con l’estero (nei quali non c’è nessun campionato del mondo da vincere)".

Il mercato del lavoro

Al di là delle fluttuazioni mensili sembra essersi arrestato il deterioramento del mercato del lavoro italiano. Come si evince dalla congiuntura flash del Centro studi Confindustria, iIl numero di persone occupate in Italia è rimasto pressoché stabile nei primi due mesi dell’anno e ha oscillato nei tre successivi. A maggio, quindi, il tasso di disoccupazione si è attestato al 12,6%, grossomodo sui livelli dell’autunno scorso (12,5%). Se da una parte migliorano le aspettative delle imprese sull’occupazione per il trimestre in corso, dall'altra rimangono negative e riflettono una forte incertezza sulle prospettive economiche. Dopo la diminuzione dei primi mesi del 2014, il numero dei lavoratori interinali risale lentamente.

"L'andamento - rileva il Centro studi - di solito anticipa quello dell’occupazione totale". La ripartenza degli occupati, tuttavia, sarà frenata dall’utilizzo ancora alto della Cig e dai processi di ristrutturazione ancora in atto.

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