L'autogol dell'ambientalismo

L'ambientalismo ha preso possesso delle agende politiche dei governi che contano su scala globale

L'autogol dell'ambientalismo

L'ambientalismo ha preso possesso delle agende politiche dei governi che contano su scala globale. E questo è un problema. Isaac B. Singer, Nobel per la Letteratura nel 1978, avvertiva: «Nel momento in cui qualcosa diventa un ismo sa già di falso». Singer metteva in guardia dalle ideologie. E l'ambientalismo espressione di una mentalità totalizzante all'ennesima potenza è l'ideologia ora imperante. Molto dannosa perché sta determinando scelte irrealistiche contro l'economia reale. Che vi siano decisioni da assumere in chiave sovranazionale per contrastare il surriscaldamento climatico è nelle cose, anche se la letteratura scientifica non arriva a giudizi condivisi e ciò sta a significare quanto la materia sia complessa. E quindi sarebbe opportunità accostarla con cautela e non con atti unilaterali che esprimono visioni manichee. Oggi le imprese sogono additate tra le responsabili maggiori di una catastrofe imminente. Dunque, esse vanno colpite, sanzionate e poco importa se ciò determinerà la chiusura di molte realtà con drammatiche ricadute sul fronte occupazionale. Questo interessa nulla ai sacerdoti del tutto e subito.

Per loro il dato di realtà non esiste. Per loro il solo dito della mano che ha valore e dunque serve alla battaglia è l'indice, da puntare contro l'altro e così esporlo al pubblico ludibrio alla stregua di un nemico. La pandemia ha ringalluzzito l'esercito ambientalista. Un quadro preoccupante nel quale l'imprenditoria appare chiusa in un angolo.

Così come quei pochi governi che tentano di indicare strade di sviluppo sostenibile davvero percorribili e in tempi realistici. Una volta si diceva che la fretta è cattiva consigliera. Adesso la fretta è il mantra dei cultori dell'ismo più pericoloso.

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