La Mediaset che chiuderà il 2021 sarà molto diversa da quella che lo aveva iniziato. La trasformazione si sta concludendo proprio in questo autunno. Oltre a raggiungere risultati economici da pre-Covid, dopo aver trovato una soluzione definitiva al contenzioso con Vivendi, il gruppo sta completando la sua evoluzione internazionale cambiando anche il nome: dopo un quarto di secolo Mediaset diventa grande e verrà ribattezzata MediaForEurope. Al centro di questa svolta c'è naturalmente un grande lavoro di gruppo. Ma c'è soprattutto Pier Silvio Berlusconi (nella foto), il ceo del Biscione che esce da questi due duri anni di pandemia con la definitiva consacrazione a ruolo di top manager di livello internazionale nel settore dei media. Davanti, a questo punto, c'è solo l'ultimo miglio, da percorrere nelle prossime 10 settimane. Come lo stesso Berlusconi aveva pronosticato a luglio, parlando con la stampa dei nuovi palinsesti Mediaset: «Non posso anticipare niente, ma sarà un autunno caldo».
Dal lato dei numeri, il ceo di Mediaset ha perseguito l'obiettivo di contenere i costi senza mandare a casa nessuno e senza pesare sul prodotto. La semestrale Mediaset ha confermato il trend, che ha del miracoloso, del 2020 - chiuso con i conti in positivo nonostante il tonfo della raccolta pubblicitaria in tutto l'Occidente - presentando per la prima metà del 2021 utili oltre ogni aspettativa (più di 220 milioni) in crescita anche sui profitti del 2019 pre-Covid. La conferma del trend in atto è attesa dal mercato per il 9 novembre, con la terza trimestrale. Dal lato televisivo, la strategia di Berlusconi è stata quella di innovare senza stravolgere la tradizione. La stagione appena iniziata ha proposto un palinsesto ritenuto molto soddisfacente, sia come ascolti sia come mix editoriale. Oltre alle prime serate, significativo anche il cambiamento dei pomeriggi di sabato e domenica su Canale 5, su cui si è pronunciato pubblicamente lo stesso Pier Silvio: ha voluto cancellare ogni traccia di trash e programmi strillati valorizzando proposte come Verissimo, Amici, il nuovo Scene da un matrimonio. Ed è stato lui in persona a rinnovare i contratti di esclusiva in scadenza con Maria De Filippi, Paolo Bonolis e Gerry Scotti.
Ma è forse sullo sviluppo strategico che sta avvenendo il passaggio più significativo, sul quale Berlusconi ha lavorato in prima persona per due anni, avendo maturato una convinzione ben precisa: che solo attraverso una crescita internazionale, aperta alle alleanze con grandi player multimediali, si potesse dare un futuro a tutti gli stakeholders di Mediaset. Così, dopo aver impostato e concluso l'accordo di pace con Vivendi - che aveva paralizzato ogni iniziativa fin dal 2016 - Pier Silvio ha condotto in porto la trasformazione con il consenso del mercato. Prima quella giuridica, con il trasferimento della sede legale ad Amsterdam, utile per creare un campo neutro in cui far confluire le alleanze con le tv europee.
Poi con la doppia notizia arrivata settimana scorsa: il cda ha proposto una nuova assemblea degli azionisti per il 25 novembre per cambiare il nome in Mfe-MediaForEurope e per modificare la struttura del capitale azionario (doppia categoria di azioni) in modo da renderlo più agile per favorire eventuali nuove operazioni di fusioni e acquisizioni.In altri termini, l'autunno caldo di Pier Silvio è già ben avviato. Passaggio decisivo verso un 2022 che potrebbe diventare l'anno chiave per il futuro della nuova Mediaset-Mfe.
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