Il mercato del lavoro frena per il secondo mese consecutivo negli Usa: in marzo sono stati creati 236mila nuovi posti (contro i 311mila di febbraio), leggermente meno di quelli previsti dagli analisti, mentre la disoccupazione è scesa dal 3,6% al 3,5% e i salari sono aumentati dello 0,3% (4,2% su base annua). «L'occupazione ha continuato a crescere nel tempo libero e nell'ospitalità, nel governo, nei servizi professionali e alle imprese, nonché nell'assistenza sanitaria», ha spiegato il dipartimento del lavoro americano. Gli analisti ritengono che il raffreddamento del mercato del lavoro sia un buon segno per la Fed di Jerome Powell nella lotta all'inflazione, ma non abbastanza per arrestare il programmato aumento dei tassi nella prossima seduta di maggio. Dopo la stretta di marzo, il costo del denaro è n una forchetta fra il 4,75% e il 5% (ai massimi dal settembre 2007).
Joe Biden comunque è soddisfatto: «Questo - ha assicurato - è un buon rapporto sul lavoro per gli americani che lavorano sodo». «La mia agenda economica ha alimentato una storica ripresa economica», ha aggiunto Biden, ricordando che nella sua permanenza alla Casa Bianca «sono stati creati 12,6 milioni di posti e il tasso di disoccupazione è vicino al più basso da oltre 50 anni, con un minimo storico per gli afroamericani».
Ma gli analisti ammoniscono che i prossimi mesi potrebbero portare a una decelerazione molto più rapida delle assunzioni, con le banche che faranno marcia indietro sui prestiti sulla scia dei casi Silicon Valley Bank e Signature Bank.
Ian Shepherdson, capo economista di Pantheon Macroeconomics, prevede in particolare che i nuovi posti di lavoro scendano a soli 50mila a maggio e che l'economia inizi a perderne su base netta durante l'estate. In questo caso la strada per la riconferma alla Casa Bianca si farebbe in salita per Biden.
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