Sindacati, imprese, partiti: la Legge di Stabilità approvata dal governo non convince nessuno. Nel mirino di Cgil, Cisl e Uil - che minacciano lo sciopero - le misure sul pubblico impiego mentre Confindustria e forze politiche attaccano il pacchetto lavoro, accusato di essere troppo debole.
Tra gli otto e 14 euro in più al mese in busta paga contro un minimo di 182 euro fino a un massimo di 900 di nuovi tributi: sono questi i dati, frutto di diverse simulazioni tra cui quelle dell’osservatorio nazionale della Fedeconsumatori e della Cgia Mestre, che alimentano i dubbi maggiori.
Anche dal lato politico arrivano critiche. Il viceministro all’Economia Stefano Fassina avrebbe lamentato un mancato coinvolgimento nella messa a punto delle misure. Il presidente di Confindustria è soddisfatto a metà della manovra appena varata dal governo. "I passi sarebbero anche nella direzione giusta - dice Giorgio Squinzi - ma ancora una volta sono passi non sufficienti a far ritrovare la crescita: spero si possa intervenire ulteriormente e fare qualcosa di più". Per il leader degli industriali la legge "non incide realmente sul costo del lavoro: noi avevamo indicato come priorità assoluta il taglio del cuneo fiscale". Alla domanda su che cosa si può fare arrivare a questo punto, Squinzi ha risposto in questo modo: "Non sono il premier, ma vorrei dire che ci vuole più coraggio perché mantenendo una specie di status quo, anche se ci sono passi nella direzione giusta che possiamo anche valutare positivamente, non cambiamo l’andamento economico né la visione del futuro del Paese".
Durissima la critica della Uil, che si dice pronta a proteste forti e anche allo sciopero contro le misure della legge di stabilità che riguardano il pubblico impiego: dal blocco dei contratti a quello del turn over, dal taglio degli straordinari alle misure sulla
liquidazione. A dirlo, in diretta a "L’Economia prima di tutto" su Radio1 Rai, è il segretario generale del sindacato, Luigi Angeletti. "Il governo aveva detto basta ai tagli lineari, annunciando: d’ora in poi solo operazioni chirurgiche sulla pubblica amministrazione per decidere dove investire e dove tagliare. Cosa c’è invece di più lineare di bloccare la contrattazione? - si domanda Angeletti -. Colpisce tutti i lavoratori dipendenti, qualsiasi lavoro facciano, qualunque importanza abbia il loro lavoro per la vita dei cittadini. Adesso basta, siamo certamente pronti a proteste molto forti". E prosegue nella critica: "La rateizzazione della liquidazione inoltre da il senso della disperazione: vanno alla ricerca dei soldi ovunque. È gravissimo e
senza nessun criterio, se la prendono sempre con le stesse persone".
"Se non si realizza un riequilibrio sul reddito dei lavoratori dipendenti e pensioni non ci sarà la ripresa", dichiara il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. "Noi - prosegue - abbiamo già una piattaforma aperta con Cisl e Uil, nelle prossime ore valuteremo come trasformarla in mobilitazione nei prossimi giorni. Credo che prevedremo e penseremo a tutte le forme utili per la nostra piattaforma per determinare un percorso che da un lato accompagni la discussione in Parlamento e dall’altro continui a tenere aperto il dialogo con il Governo".
"Ci sono dei segnali positivi sul piano della riduzione delle tasse per i lavoratori e le imprese - commenta la Cisl - dopo tanti anni in cui le tasse sono state aumentate, ma bisogna fare di più sul fisco". La Cisl sottolinea che aspetterà di leggere il testo prima di esprimere un giudizio complessivo ma che serve comunque ora "una discussione alla luce del sole sui tagli alla spesa pubblica. Ci aspettiamo che anche quelli che chiedono giustamente di più sul fronte della riduzione delle tasse siano altrettanto chiari e coerenti sul fatto che bisogna spezzare il patto perverso tra politica e affari per combattere sprechi, inefficienze e ruberie. La vera battaglia da fare è questa".
Squinzi: lo sciopero non serve
"Credo che invece di ricorrere allo sciopero bisognerebbe rimboccarsi le maniche e spingere nella direzione giusta il Paese", sottolinea Squinzi replicando allo sciopero contro la manovra ventilato da Angeletti. "Con gli scioperi non risolviamo
nessun problema". Rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano cosa pensasse del fatto che Confindustria e sindacati siano uniti nel criticare limiti della manovra presentata ieri dal governo, Squinzi ha detto: "Il tema non è questo, ma l’interesse del paese è dare un futuro a questo paese. Chi ha a cuore questo non può che essere d’accordo".
Per il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, "certamente si poteva fare di più e la norma potrà essere migliorata dal Parlamento. Noi siamo aperti ai contributi, ma dire che c'è un'insufficienza dal lato della domanda non mi sembra onesto". Diverse le opinioni all'interno del Pdl. Il segretario Angelino Alfano non nasconde soddisfazione per una legge che "non mette le mani nelle tasche degli italiani. Anzi, per la prima volta dopo molti anni, la pressione fiscale sui cittadini, famiglie e imprese diminuirà, passando nel prossimo triennio dal 44,3% del 2014 al 43,3% del 2016. Il Pdl si è confermato sentinella anti-tasse". Non la pensa così Sandro Bondi, che ha avvertito: "Di questa stabilità l'Italia può morire. Si tratta di infatti di un provvedimento che non aiuta l'economia a crescere e che prevede un aumento consistente delle tasse per ora abilmente cammuffate. Tutto questo non tarderà a venire alla luce".
Critica anche Daniela Santanché: "La legge di stabilità ha un approccio minimalista, lontano dalla svolta che serviva al Paese. Non risolve nessuno dei problemi, ma li sposta nel 2015 e nel 2016. Mi sembra che l'abitudine del governo sia quella di prendere tempo anziché risolvere i problemi".
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