La lezione dimenticata di Mattioli

Il modello della Comit, una banca al servizio del Paese

di Stefano Filippi

Raffaele Mattioli, il «banchiere umanista» che per quasi cinquant'anni guidò la Banca Commerciale, è morto nel 1973. L'attuale crisi del sistema bancario non era nemmeno ipotizzabile. Eppure il suo modo di immaginare e gestire la Comit e in generale la sua idea di banca rappresenta una lezione anche per l'oggi nonostante le profonde trasformazioni del settore.

Andrea Calamanti, professore di Economia degli intermediari finanziari all'Università di Ferrara, ha studiato le relazioni di bilancio presentate da Mattioli alle assemblee generali di Comit dal 1945 al '71 traendone un volume («La banca di Raffaele Mattioli Una visione unitaria e sistemica», Nino Aragno editore) che verrà presentato domani alla Camera (Sala del Cenacolo, ingresso da Piazza Campo Marzio, alle 17,30). Con l'autore intervengono Antonio Patuelli (presidente Abi), Francesco Frasca (Bankitalia) e Francesca Pino (responsabile dell'archivio storico di Intesa Sanpaolo). La banca di Mattioli, come emerge dalle relazioni, era al servizio del territorio e dell'economia reale quanto lontana dalle speculazioni finanziarie. Comit, che fu una fucina di dirigenti bancari, fu tra i protagonisti del boom economico del dopoguerra. Il suo punto di forza era la concezione di banca basata su un doppio equilibrio: tra raccolta e impieghi e tra credito e finanza. La banca esiste per fare credito e la raccolta (non la speculazione) ne offre la materia prima.

Ogni eccesso, racconta Calamanti nel descrivere il numero uno di Comit oggi a torto dimenticato, è dannoso. L'obiettivo non era la massimizzazione del profitto ma il raggiungimento di un interesse generale. Mattioli diede un grande contributo al sistema Italia ma anche a definire le funzioni essenziali di una banca. Pare di capire che oggi egli non tollererebbe i crediti deteriorati da liquidare a fondi spazzatura, ma sarebbe scettico anche sul quantitative easing, soprattutto se deciso da un banchiere, perché il meccanismo altera le funzioni bancarie. Dalle relazioni di Mattioli e dagli appunti dei suoi scambi con Bankitalia ricostruiti con cura e passione da Calamanti, balza agli occhi il contrasto tra una finanza al servizio dell'economia e quella attuale dominata dai manager.

Mattioli mise a punto un modello ancora attuale, che monitorava l'andamento della banca e quello dell'economia nazionale attraverso l'Ufficio studi, proibiva operazioni puramente speculative, era contrario ad agevolazioni creditizie e tendeva a tenere sotto controllo l'inflazione. Dalle pagine emerge un interesse per il Paese prima che per la banca: preoccupazione oggi dimenticata. Assieme alla grande lezione di Raffaele Mattioli.

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