L'Istat smaschera Conte: aiutata solo un'azienda su tre

La crisi economica da coronavirus potrebbe essere fatale. L’Istat certifica il fallimento delle politiche giallorosse. Gelmini: "Così l’Italia muore"

L'Istat smaschera Conte: aiutata solo un'azienda su tre

L’Italia è allo sbando. E, ora, arriva anche l’Istat a certificarlo. La pandemia e il seguente lockdown che per mesi ha tenuto con il fiato sospeso aziende, lavoratori e semplici cittadini hanno creato non pochi problemi al tessuto sociale ed economico del Paese. Il governo giallorosso, presieduto da Giuseppe Conte, stando a quanto dichiarato dagli stessi dirigenti dell’esecutivo, avrebbe agito con efficienza e professionalità.

Si parlava di potenza di fuoco mai vista. Poi, ahinoi, arrivano i dati. E qui le cose cambiano. Piovono numeri che fanno cadere tutte le belle parole accartocciate come un castello di carte. Sciolte, come neve al sole. Gli aiuti di Conte e compagni sono arrivati solamente a un’impresa su tre tra quelle che ne hanno fatto richiesta. L’Istat smaschera il bluff delle quattro sinistre proprio mentre il premier è impegnato negli Stati generali. Mentre tenta un rilancio a base di tasse, assistenzialismo e stangate contro i cittadini.

Ma veniamo ai numeri. Sono il 42,8% del totale le imprese che hanno fatto richiesta di accesso ad almeno una delle misure di sostegno della liquidità e del credito tra le promesse elargite dai giallorossi tra decreto Cura Italia, decreto Liquidità e decreto Rilancio. Più elevata la frequenza per le imprese di dimensione minore (43,0% di microimprese come commercianti e artigiani) rispetto alle grandi (23,6%), le quali hanno sofferto relativamente meno la mancanza di liquidità.

Stando ai dati dell’Istat, la percentuale di aziende che ha inoltrato domanda è maggiore al centro dell’Italia e al Sud. Zone in cui si è registrata più esposizione alla mancanza di denaro con il rischio di interferenze mafiose (come l’usura) a rendere il tutto ancora più tragicamente pericoloso.

Spiccano, comunque, alcune regioni dell’Italia settentrionale come la Liguria (49,4%) e la provincia autonoma di Trento (47,9%) per una cospicua partecipazione delle micro e piccole imprese. Le richieste di accoglimento soffrono di tempi di risposta relativamente lunghi. Nel periodo che va dall’8 e al 28 maggio, il 57,4% dei richiedenti era ancora in attesa dell’esito della domanda. Dati preoccupanti. Oltre un terzo delle imprese (35,1%) che hanno presentato domanda ha ricevuto una risposta positiva, il 6,2% l’ha vista accogliere solo in parte. Mentre 1,4% ha avuto esito negativo.

L’esito positivo delle richieste di accesso al sostegno di liquidità e credito, come scrive il Tempo, è stato più ampio per le aziende di dimensioni minori: 35,1% di piccole e medie imprese contro 22,8% di grandi, con il 65,6% di queste ultime in attesa dell’esito. La differenza si deve al diverso iter per l’accesso alle varie misure previste. La partecipazione alle misure si accentua se il canale bancario costituisce l’unico strumento di sostegno al credito. Quasi il 75% delle imprese che hanno dichiarato di utilizzare questo canale hanno fatto richiesta di accesso. Le micro e piccole imprese sono il 98,7%. Per il 38,4% delle richiedenti la richiesta è stata accolta.

Le opposizioni approfittano dell’assist dell’Istituto di statistica per andare all’attacco. Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, commenta i dati diffusi e afferma: "Secondo l’Istat oltre la metà delle imprese italiane prevede una crisi di liquidità nel breve termine, mentre per un’azienda su quattro è a rischio la sopravvivenza stessa.

Il 57% del campione interpellato - continua la parlamentare in una nota - dichiara di essere ancora in attesa dell’esito della domanda di finanziamenti garantiti previsti dal Cura Italia e dal decreto Liquidità. Siamo certi - conclude l’esponente di FI - che ciò non turberà il defilè di Villa Pamphilj. Mentre a Roma si discute, però, l’Italia reale è sull’orlo del precipizio".

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