L'Italia contro la Ue per le auto Euro 7. In campo i produttori

Otto Paesi sulle barricate. "La Commissione ha sbagliato i conti, costi molto più alti"

L'Italia contro la Ue per le auto Euro 7. In campo i produttori
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La Commissione Ue è stata respinta all'esame Euro 7 per il mondo automotive, la nuova stretta sulle emissioni delle motorizzazioni che dovrebbe entrare in vigore dal 1° luglio 2025 e dal 1° luglio 2027 per i mezzi pesanti. In un documento, Acea (Associazione europea dei costruttori) denuncia infatti che l'aumento dei costi per il settore risulta da 4 a ben 10 volte superiore rispetto alle stime «ottimistiche» di Bruxelles.

Per la Commissione e il suo vicepresidente Frans Timmermans, artefice del piano che dal 2035 prevede la produzione e la vendita di soli veicoli elettrici, si tratta di un nuovo passo falso, vista la recente retromarcia con l'apertura anche ai carburanti sintetici e, come auspicato dal governo italiano, in futuro ai biocarburanti.

Il documento di Acea che si basa su uno studio di Frontier Economics (2mila in più per vetture e furgoni rispetto a 180-450 euro messi in conto da Bruxelles; 12mila euro l'aggravio per camion e bus Diesel contro i 2.800 euro preventivati dagli «esperti» della Commissione), arriva contemporaneamente all'invio alla presidente di turno dell'Ue di un «non paper» siglato da 8 Paesi: Bulgaria, Cechia, Francia, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. Gli 8 governi, in pratica, si oppongono «a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas di scarico (compresi nuovi requisiti di test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni poiché tali nuove norme distoglierebbero gli investimenti del settore dal raggiungimento del percorso di transizione net-zero stabilito nel regolamento sulle emissioni di CO2 recentemente adottato».

Per gli otto Stati, inoltre, «un'estrema riduzione dei limiti provocherebbe un significativo dirottamento delle risorse dagli investimenti verso tecnologie a emissioni zero e, di conseguenza, rallenterebbe la transizione verso la neutralità climatica; da qui un aumento estremo del prezzo dei veicoli nuovi, con il conseguente tasso di rinnovo del parco circolante notevolmente inferiore».

«Nel Consiglio competitività - spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso - diversi Paesi hanno condiviso le posizioni italiane: mi riferisco anche al dossier sull'Euro 7 dove in tanti si sono aggiunti all'Italia nel chiedere alla Commissione ragionevolezza».

Acea, al cui vertice siede l'italiano Luca De Meo, numero uno di Renault, fa anche sapere che i costi aggiuntivi evidenziati «non corrispondono ai prezzi di acquisto, ma fanno aumentare ulteriormente il valore per gli utenti finali; l'aumento dei prezzi sarebbe quindi probabilmente superiore alle cifre citate nello studio». Con le attuali norme Euro 6/VI, precisa ancora il documento, l'Unione europea dispone degli standard più completi e severi al mondo in materia di emissioni inquinanti (come NOx e particolato). «L'industria automobilistica europea - osserva Sigrid de Vries, direttore generale di Acea - è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni a beneficio del clima, dell'ambiente e della salute. Tuttavia, la proposta Euro 7 non è semplicemente il modo giusto per farlo, in quanto avrebbe un impatto ambientale estremamente basso a fronte di un costo estremamente elevato».

Oltre ai costi diretti, infine, la proposta dell'Euro 7 comporterà costi indiretti, come l'aumento del consumo di carburante che, nel corso della vita di un veicolo, potrebbero rincarare del 3,5%, pari a 20mila euro in più per i camion a lungo raggio e a 650 euro in

più per le auto e i furgoni. Tutti aggravi che si aggiungerebbero al costo totale di un veicolo, ponendo ulteriori pressioni finanziarie sui consumatori e sulle imprese in un periodo di alta inflazione e di caro-energia.

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