Si continua ad indicare la lotta all'evasione fiscale come strumento primo per recuperare dei fondi da immettere nelle casse del Paese e (almeno in teoria) reinvestire per il bene dei cittadini, tuttavia i dati forniti dall'Ufficio Studi dell'Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (la Cgia) mostrano un quadro differente.
Se da un lato, infatti, l'evasione fiscale è in grado di occultare ben 110 miliardi di euro all'anno, dall'altro i buchi ed il malfunzionamento rilevabili nelle attività della Pubblica amministrazione, oltre che mettere in evidenti difficoltà tanto le imprese quanto i privati, possono arrivare addirittura a superare ogni anno i 200 milioni di euro. Una cifra praticamente doppia rispetto alla prima, che l'Ufficio studi della Cgia di Mestre ha ottenuto creando un parallelo tra i mancati introiti tributari con cui deve fare i conti la Pubblica amministrazione a causa degli evasori e tutti quei costi che, proprio a causa dell'inefficienza dei servizi pubblici, aziende e privati si trovano ad avere sulle spalle. Ciò significa che in un raffronto del genere a subire maggiormente le inadempienze dell'altro elemento paiono proprio i cittadini.
Una situazione chiarita con l'ausilio dei numeri dall'Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, ma che pare ben poco nota ai più, impegnati a puntare il dito esclusivamente contro l'evasione fiscale, a livello mediatico molto più semplice per i politici da indicare come problema da risolvere rispetto all'ammettere e porre rimedio agli evidenti sprechi dell'Amministrazione pubblica. Questi, proprio a causa dei ridondanti "spot" del governo, passano in secondo piano.
Ciò non significa che l'evasione fiscale non sia un problema."Non va mai giustificata e dobbiamo contrastarla ovunque essa si annidi, sia che riguardi i piccoli che i grandi evasori", dichiara Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia. "Se, infatti, portassimo alla luce una buona parte delle risorse sottratte illecitamente all’erario, la nostra P.a. avrebbe più soldi, funzionerebbe meglio e, probabilmente, si creerebbero le condizioni per alleggerire il carico fiscale. Con meno evasione e una P.a. più efficiente potremmo creare le condizioni per rilanciare questo Paese", conclude.
Tra i vari sprechi, Cgia ricorda l'elevato costo annuo che le imprese devono sostenere per la burocrazia e quindi per gestire i rapporti con la P.a: si parla di 57 miliardi di euro. I debiti contratti nei confronti di privati fornitori dalla P.a. ammontano a oltre 53 miliardi di euro, mentre la spesa pubblica totale supera di 24 miliardi la soglia che consentirebbe di abbassare la pressione fiscale. Evidenti i buchi anche quando si parla dei tempi della giustizia (le lungaggini possono essere quantificate in 40 miliardi di euro all'anno), quando si analizzano i trasporti pubblici (sperperi per 12,5 miliardi all'anno) e la sanità pubblica (corruzione e sprechi costano alla collettività annualmente circa 23,5 miliardi).
"Il Governo, tuttavia, deve assolutamente
mettere mano il prima possibile al nostro sistema fiscale, riducendone il prelievo e il numero di adempimenti che continuano ad essere troppi e spesso difficili da espletare", ribadisce il segretario Cgia Renato Mason.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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