L'Ue prepara la trappola: Italia stretta all'angolo

La posizione dell'Ue è ambigua e preoccupante. Il nostro Paese potrebbe finire nell'occhio del ciclone a causa dell'aumento del debito pubblico (e non solo)

L'Ue prepara la trappola: Italia stretta all'angolo

Il debito pubblico cresce a vista d'occhio, lo spread ha raggiunto quote pericolose, l'emergenza coronavirus non si appresta a diminuire d'intensità e l'Ue è alla finestra. L'Italia è sempre più nell'occhio del ciclone, vessata in parte dalle preoccupazioni sanitarie, tra contagi e decessi che non ne vogliono sapere di fermarsi, e in parte da motivazioni di natura economica.

Il Covid-19, infatti, oltre a essere una piaga per la salute dei cittadini danneggia anche il sistema economico degli Stati, i quali sono chiamati a prendere opportune contromisure per evitare la debacle. Il problema è che, nel caso dell'Italia, niente può essere fatto senza chiedere il permesso all'Ue.

E proprio la posizione di Bruxelles, come fa notare il quotidiano Libero, è ambigua quanto preoccupante. Nei giorni scorsi Christine Lagarde, volutamente o per errore, aveva detto chiaramente che la Bce “non è qui per chiudere lo spread”. Tradotto: l'Italia si arrangi. Dopo le dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea, Piazza Affari ha polverizzato il 15% e lo spread ha galoppato fino a sfiorare i 280 punti.

Tempesta perfetta sull'Italia

A Bruxelles si sono creati due schieramenti: l'Italia, praticamente da sola e con ben poca solidarietà, e l'asse Germania & co. Il piano dell'asse tedesco sembra chiaro: approfittare del coronavirus per incatenare il nostro Paese aumentando la pressione sui nostri conti pubblici, sempre più disordinati ora che Roma ha chiesto e ottenuto un aumento del deficit per far fronte alla crisi provocata dal Covid-19.

In una situazione del genere il debito pubblico italiano continua a salire verso l'alto. Cosa farà quando l'Europa quando l'aumento del citato debito e il calo del pil porteranno il rapporto tra le due grandezze oltre il 150%? Il rischio è che Bruxelles possa mettere l'Italia in un angolo costringendola a chiedere aiuto.

Nel caso in cui il nostro Paese dovesse chiedere soccorso non è chiaro cosa potrebbe succedere. La riforma del Mes è stata accantonata ma resta da capire se i vincoli stringenti del Fondo salva-Stati potranno comunque attivarsi.

Certo è che l'Ue non sembra interessarsi più di tanto della situazione italiana.

E tutta questa indifferenza ha danneggiato la Borsa, le cui quotazioni sono precipitate oltre ogni limite. A quel punto scatterebbe un altro problema. Dall'Eni a Unicredit, fa notare sempre Libero, la “gioielleria” italiana potrebbe finire nelle mani straniere a un prezzo poco più che irrisorio.

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