Maserati scontate agli operai in cassa

La crisi di Mirafiori sul tavolo del governo. E Tavares investe 406 milioni in Michigan

Maserati scontate agli operai in cassa
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La proposta di Maserati ai propri dipendenti di acquistare a prezzo scontato alcuni modelli, ha scatenato un pandemonio. Il messaggio, infatti, diffuso attraverso il portale del Tridente, in un battibaleno è diventato pubblico. Il testo: «Caro/a collega, siamo lieti di annunciarti che dal mese di settembre avrai la possibilità di acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, ai tuoi familiari e ai tuoi amici. La nostra straordinaria gamma ti aspetta. Potrai scegliere tra Grecale, GranTurismo, GranCabrio e configurarli come preferisci a eccezione di personalizzazioni Fuoriserie».

Proporre l'acquisto di vetture luxury a chi è costantemente in cassa integrazione è stata considerata una grave provocazione. L'iniziativa, a quando si apprende, rientra comunque nei normali piani di comunicazione interna rivolti ai dipendenti a cui vengono periodicamente offerte agevolazioni per l'acquisto delle auto del gruppo, ma a fare la differenza - questa volta - è stato il momento nero del Tridente con le pesanti ripecussioni sulla forza lavoro. In una nota, Stellantis Italia se la prende con ipotetiche spie dentro l'azienda, il cui scopo è quello «di continuare ad alimentare un sentimento di ostilità nei confronti del nostro gruppo, danneggiando prima di tutto le persone, orgogliose di costruire auto che rappresentano l'eccellenza italiana nel mondo». «Sono stati gli stessi dipendenti di Maserati - aggiunge la nota - a chiedere in più occasioni sconti speciali per amici o parenti che si erano rivolti a loro per una vettura». Segue l'invito affinché «tutte le parti lavorino con spirito costruttivo, condizione imprescindibile per affrontare i reali problemi che il settore automotive sta vivendo in questo momento». Intanto, se Shawn Fain, capo del sindacato americano Uaw, ha indicato nell'ad Carlos Tavares «il problema di Stellantis», per Michele De Palma (Fiom), «la strategia industriale del top manager in Italia e in Europa è un fallimento: lavoratori in cassa integrazione, non ci sono investimenti e, a oggi, non c'è un piano industriale». Negli Usa, dopo le recenti proteste, Stellantis ha per di più comunicato che investirà oltre 406 milioni di dollari in tre impianti nel Michigan a supporto della strategia multi-energia: prodotti, piattaforme, processi produttivi e una filiera che consentono di adattarsi agli scenari legati all'elettrificazione. E l'Italia? Mirafiori è in ginocchio; a Termoli tutto tace sulla Gigafactory e per oggi è stato organizzato un presidio in attesa del vertice ministeriale del 17; altri esuberi sono in vista alla Vm di Cento; in calo le produzioni degli altri impianti. Tiene Pomigliano, ma grazie a «Santa Panda».

Ironia della sorte, il ritorno del Salone dell'Auto di Torino, da domani a domenica nelle piazze della città (43 Case espositrici e 500mila i visitatori previsti), coincide con il momento nerissimo di quella che un tempo era considerata la «Detroit d'Italia».

La produzione a Mirafiori è quasi nulla, tra la Fiat 500 elettrica e le Maserati GranCabrio e GranTurismo. Non ci sono ordini. Oggi, in proposito, il direttore dell'impianto comunicherà ai coordinatori sindacali i piani futuri. Ancora cassa su cassa, l'esito ovviamente atteso.

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