Il mondo dell'auto si inginocchia alla Cina

Pechino superpotenza: primo mercato e primo Paese esportatore. Superato il Giappone

Il mondo dell'auto si inginocchia alla Cina
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È la Cina la nuova superpotenza automotive. Il traguardo sarà raggiunto quest'anno insieme alla conferma della leadership mondiale: 24,9 milioni di veicoli nel '23 (e fino a 29,1 milioni nel '27), cioè +4% annuo.

Per Pechino e i suoi marchi, dunque, il '23 sarà l'anno dei record. La Cina, infatti, diventerà pure il primo esportatore mondiale di auto (superando il Giappone), con un tasso in crescita dell'80% sul primo trimestre del '22. Tutti dati snocciolati da AlixPartners, società di consulenza leader a livello globale, e contenuti nel 20° «Global automotive outlook». «Per la prima volta - il commento di Dario Duse, Emea co-leader dell'Automotive & Industrial team nonché country manager di AlixPartners per l'Italia - più del 50% del mercato locale sarà soddisfatto con veicoli prodotti da marchi domestici (35% nel 2020); e gli stessi contribuiranno anche alla crescita dell'export, ma con effetti ancora limitati in Europa, dove si prevede un guadagno di quota dal 4% al 6% nel 2026». Significa che l'Europa, prima di essere oggetto della tanto temuta invasione di auto cinesi (resta l'incognita dei dazi), avrà alcuni anni per preparare un piano di difesa, ma soprattutto di contrattacco.

«Controllo della tecnologia, supporti governativi, competitività di costo e modelli di business che rispondono meglio e più velocemente alle richieste del mercato sono alla base del successo cinese. I player tradizionali, a questo punto, dovranno essere pronti a rivedere il loro approccio per competere sul mercato di Pechino e difendere le quote in Occidente», la riflessione di Duse.

Di fatto, l'industria cinese dell'auto, nota per scopiazzare maldestramente i modelli europei, ha imparato e saputo applicare nel modo migliore metodi e tecnologie di casa nostra.

Come stile e interni, i primi tre marchi preferiti dal pubblico di Pechino sono locali al 100%: Xpeng, Byd e Zeekr.

Più in generale, intanto, la stima degli investimenti per la transizione elettrica è passata da 526 miliardi di dollari (2022-2026) a 616 miliardi (2023-2027). L'aggravio di 90 miliardi, spiega AlixPartners, è a causa soprattutto delle batterie. Secondo lo studio, inoltre, l'autosufficienza europea per la produzione di batterie potrebbe arrivare nel 2026. Importante, in tal senso, è l'accordo siglato dal ministro Adolfo Urso con i colleghi di Francia e Germania al fine di stabilire insieme obiettivi di estrazione, lavorazione e riciclaggio per le materie prime (costo aumentato dell'87% dal 2020).

I mercati: nel mondo si sta tornando al pre-Covid (83 milioni la stima per il 2023, +5%), negli Usa +10% e in Europa +6%. Ottimisti in AlixPartners sull'elettrificazione: nel 2035 l'attesa è che i veicoli a batteria rappresentino la maggioranza dei volumi globali: 59% negli Usa, 82% in Europa e 66% in Cina.

E mentre, per gli investimenti

nell'elettrico, Ford taglia 1.000 posti negli Usa, si riparla di Dieselgate: in Germania, l'ex ad di Audi, Rupert Stadler, è stato condannato per frode a 1 anno e 9 mesi, ma con la condizionale, e a una multa di 1,1 milioni.

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