Prestare soldi a Esselunga è meno rischioso di fare credito allo Stato italiano. Lo sostiene Moody's che ieri ha confermato il rating di Esselunga a «Baa2» con prospettive negative che riflettono la concentrazione delle attività in Italia. L'agenzia ha peraltro precisato che la quarta catena di supermercati del nostro Paese non risentirà dell'eventuale declassamento del giudizio sul debito italiano. Anzi, la società fondata nel 1957 da Bernardo Caprotti potrebbe anche puntare a un rating superiore a quello italiano qualora le performance aziendali si mostrassero abbastanza forti e resistenti.
Moody's due settimane fa, aveva messo sotto osservazione il debito italiano per un possibile declassamento dall'attuale rating di «Baa2», solo due «notch», livelli, superiore a una valutazione «junk», spazzatura. Fino ad oggi peraltro non è stata ancora annunciata una decisione in merito al Paese mentre invece non si è fatta attendere quella, appunto, su Esselunga.
La scelta Moody's di confermare già ora la valutazione sul debito della società di supermercati è quindi particolarmente significativa e dovuta a una serie di fattori: il profilo difensivo del business; il solido posizionamento in alcune delle aree più ricche del Paese; la capacità di generare ritorni stabili e superiori alla media del settore; il livello relativamente basso del debito e l'attesa di una generazione di cassa positiva (attesi 70 milioni di cassa nel 2018, mentre nel 2019 il dato dovrebbe essere neutrale a causa dei maggiori investimenti). L'agenzia di rating infine ha sottolineato come Esselunga, nonostante l'assenza di diversificazione geografica, si sia mostrata resiliente durante la crisi finanziaria.
Lo scorso ottobre la catena di
supermercati ha lanciato la sua prima emissione obbligazionaria a servizio della riorganizzazione, che potrebbe far approdare Esselunga in Borsa. Le richieste si sono rivelate nove volte superiore al miliardo di bond offerti.CM
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