Il dato ora c'è, ed è inequivocabile. L'Euro ha ucciso anche le regioni ricche d'Italia. Ce lo aspettavamo, gli imprenditori lo avevano annunciato. Ma non gli hanno dato retta. La classifica regionale del pil pro-capite, pubblicata dall'Eurostat con i dati riferiti al 2014 , dice chiaramente che tra le 30 regioni europee più ricche d'Europa non ci sono territori italiani. E c'erano, prima della crisi e dell'Euro: ben 5. Ora, invece, al massimo riusciamo a tenere qualche posizione in classifica tra le prime 100.
Anche per Renzi e tutti i governi da Letta in poi, le notizie non sono positive. Dal 2011 le politiche economiche di Palazzo Chigi hanno impoverito il tessuto economico nazionale. Siamo sempre cresciuti meno degli altri Paesi, anche l'anno scorso, quando Renzi ha ben pensato di vantarsi di un debole segno +.
Per farsi un'idea del disastro creato dall'ultima crisi economica, bisogna guardare ai confronti fra regioni italiane ed europee. Chi vive al Sud, ha un tenore di vita e un Pil pro-capite simile a quello di chi vive in Romania e Polonia. Peggio dei campani, per dire, solo Ungheria e Bulgaria. Chi ha casa e lavoro nel centro Italia, invece, è come se vivesse a Dresda, ovvero nelle zone più povere della Germania. E se una volta ci si vantava di avere un Nord e Nord-Est a livelli di ricchezza invidiabile, bisogna ricredersi: un veronese ha lo stesso Pil di Helsinki.
I veri ricchi sono ad anni luce di distanza. In media le regioni sono passate dai 31mila euro annui di Pil a 26mila. E la regione che ha fatto peggio è il Lazio: i suoi abitanti hanno perso 7mila euro annui.
Cosa c'entra l'Euro? Se si guardano i dati, dal 2002 (primo anno di circolazione della moneta unica) 17 regioni hanno perso posizioni in classifica (Piemonte ne ha perse 98, il Friuli 88, l'Umbria 80, la Toscana 69, la Liguria 66, il Veneto 63, l' Emilia Romagna 54 e la Lombardia 41). Non è, non può essere un caso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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