La speranza è che sia l'ultimo annuncio, quello destinato a spazzare via quelli precedenti, senza seguito, il cui effetto è stato quello di portare alla paralisi il mercato dell'auto. «Massimo entro mercoledì ci sarà il varo del Dpcm sul piano di incentivi da 650 milioni per il 2022». A metterci la faccia, consapevole che un ulteriore intoppo scatenerebbe il finimondo, è Gilberto Pichetto, viceministro allo Sviluppo economico, e promotore del Tavolo Automotive. Il dossier, a quel punto, passerà all'esame della Corte dei conti e ci vorranno almeno altri 15 giorni prima del via agli ecobonus (tre fasce: 0-20 grammi/km di CO2 emessa, 21-60 e 61-135). «Gli uffici dei ministeri stanno lavorando sulla bozza - rassicura Pichetto - e il modello tecnico di gestione è quello collaudato, nessuna modifica è stata apportata al software».
Viceministro Pichetto, l'avvio del percorso può riservare altre insidie?
«Al recente Tavolo ho detto a tutti che aver stabilito questo piano è sì una vittoria, ma perché vada a buon fine tutte le parti devono tenere la schiena dritta. Entriamo nell'anno delle elezioni e il rischio riguarda un assalto alla diligenza. Capisco gli interessi rappresentati dalle singole associazioni. Però: o la partita è gestita con unità d'intenti oppure, se si corre divisi, il pericolo è di far crollare tutto. I sostegni stanziati al 2030, per oltre 8 miliardi di euro, in campagna elettorale portano tutti a promettere...».
Sugli ecobonus si parla di divisioni tra Sviluppo, Infrastrutture e Mite. Da qui l'allungamento dei tempi.
«Quando intervengono più dicasteri è naturale ci siano anche posizioni diverse, l'importante è che quando si prende una via la si percorra senza eccessi ideologi. C'è chi vuole puntare sull'offerta e non sulla domanda, sono d'accordo, ma è da tenere presente che in questo momento 250mila persone lavorano sull'endotermico e, quindi, è doveroso occuparsi della realtà attuale».
Anche John Elkann, nella lettera agli azionisti di Exor, si è detto d'accordo sul nucleare.
«Concordo con il presidente Elkann. Io sono da sempre per il nucleare e al referendum del 1987 mi ero espresso a favore. Con gli altri Paesi Ue dobbiamo lavorare sul nucleare di ultima generazione, indispensabile per poter avere energia rinnovabile. Ma da qui al 2040-2050 gli italiani devono fare i conti con la realtà. Un discorso sono gli scenari futuri, un altro quelli produttivi attuali».
Flotte aziendali escluse dagli incentivi. Perché?
«È un problema di copertura. Per il 2022 ci sono 650-700 milioni, una cifra non enorme. Quel settore, però, potrebbe essere aiutato fiscalmente, con l'assenso dell'Ue, grazie all'aumento della percentuale di detrazione dell'Iva, attualmente al 40%».
L'ad di Stellantis, Carlos Tavares, chiede ai governi di fare in modo che l'auto elettrica sia resa accessibile come costi.
«Al fianco degli altri governi europei si spera che ricerca e produzione portino a un allineamento dei prezzi. L'intervento del governo in arrivo va proprio a favore della domanda».
La gigafactory Stellantis di Termoli. È vero che i ritardi dell'intesa sarebbero dipesi dalle perplessità del socio Daimler sull'Italia?
«Lo chieda a Tavares...».
Si è costituito il Gruppo interparlamentare sull'automotive. E la loro mozione pro settore è passata.
«Ho dato parere positivo a questa mozione. Il gruppo lavora per sottolineare la rilevanza del settore auto per il futuro del comparto industriale e di tutto il Paese».
E le imprese?
«Al Mise si guarda a un nuovo strumento: un contratto automotive che permetta di accompagnare le aziende nel processo di riconversione. Lavoriamo con i ministeri del Lavoro e della Transizione ecologica».
Il piano Ue «Fit for 55»?
«Oltre che di elettrico bisogna parlare anche di carburanti sintetici.
Non capisco se ora a spingere di più sull'elettrico è la Ue o le stesse Case auto. L'eurocommissario Thierry Breton ha definito un errore strategico non continuare a fare affidamento sulle competenze industriali dell'Europa per rifornire, in futuro, mercati come Africa e India».
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