Finalmente una buona notizia per Tim. L'Antitrust ha dato il via libera a Fibercop concludendo il procedimento relativo agli accordi di accesso all'infrastruttura e dunque accettando gli impegni proposti dai soci della rete secondaria, quella in rame che entra nelle case degli italiani. Fibercop è nata infatti per trasformare questa rete in rame, in una nuova in fibra ottica. Per far fronte agli investimenti Tim ha ceduto il 37,8% al fondo Kkr, che ha pagato 1,8 miliardi per la partecipazione. Fibercop è dunque posseduta da Tim (58%), Kkr (37,5%), Fastweb (4,5%) e Tiscali. Per Tim ottenere il via libera dall'Antitrust era importante perchè Fibercop è un tassello fondamentale per il nuovo piano industriale che l'ad Pietro Labriola presenterà al consiglio il 2 marzo prossimo. E per salvaguardare l'investimento, Kkr ha avanzato un'offerta di acquisto per Tim. Offerta che però i soci di maggioranza di Tim, Vivendi al 23,8% e Cdp che ha circa il 10% sarebbero intenzionati a respingere in quanto la realizzazione «in proprio» della scissione di Telecom, tra rete e servizi, sarebbe più conveniente. Fibercop dovrebbe dunque essere accorpata con la rete primaria di Tim, quella in fibra, e poi confluire nella tanto sospirata rete unica con Open Fiber di cui Cdp è azionista al 60%.
Comunque sia con il via libera dell'Autorità per la concorrenza viene sancita, recita un comunicato di Tim, «l'efficacia del progetto che sta imprimendo un'accelerazione nello sviluppo di infrastrutture di rete di ultima generazione, a beneficio della digitalizzazione dell'intero Paese». Infatti l'Antitrust ha spiegato che «la pluralità di reti e di fornitori all'ingrosso e al dettaglio in concorrenza è un elemento imprescindibile nel mercato delle tlc ma, nel caso specifico, la condivisione di alcuni costi di investimento permetterà di ampliare il novero delle aree in cui potrà esistere una concorrenza di natura infrastrutturale».
Nel complesso, gli impegni accolti dall'Autorità si basano su due pilastri, che consistono nel ridurre le barriere agli operatori di tlc nell'acquisizione dei clienti, favorendo però anche la realizzazione di una rete fissa in fibra tramite «la riduzione dei relativi costi e l'individuazione di stringenti scadenze temporali e obiettivi di copertura». Insomma si cercherà di portare in fretta la rete in fibra nel Paese, una motivazione che fa ben sperare nell'ottica della realizzazione della rete unica.
Ma le buone notizie per il gruppo Telecom non sono finite: la controllata Tim Brasil ha
chiuso i conti del 2021 con ricavi da servizi in crescita del 5% a 2,9 miliardi di euro e un utile netto in aumento del 17,6% a circa 369 milioni di euro con un balzo a doppia cifra del margine lordo nei prossimi tre anni.
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