Mancano le scelte politiche e la prospettiva di un sistema: per questo l'Italia non è connessa al mercato internazionale. Perché in questi ultimi anni, anziché prevedere un disegno strategico, si è optato per interventi episodici.
E perché tutti hanno fatto finta di non capire che una burocrazia inefficiente e troppe carenze tra le modalità di trasporto, aggiunte alla maggior competitività di altri Paesi determinata dai minori costi, non potevano che portare a una frenata dello sviluppo del Paese, con la perdita di quote di traffico per le nostre imprese a vantaggio dei vettori esteri.
Se a questo si aggiunge una forte delocalizzazione, il fallimento è totale. Le voci di questo bilancio in profondo rosso del "sistema Italia" sono evidenziate nell’analisi presentata oggi da Confcommercio nella “giornata dei trasporti e della logistica”. Un appuntamento, intitolato "l'Italia disconnessa", per denunciare come nel traffico proveniente dall'estero con destinazione Italia la quota dei trasportatori dell’Est europeo sia passata dal 6,7 per cento del 2003 a oltre il 47 per cento del 2013, riducendo la quota dei vettori nazionali dal 33 al 15 per cento; o come gli occupati siano diminuiti nel solo trasporto su gomma tra il 2008 e 2012 di 27mila unità, su un totale di 27.900 dell’intero settore trasporto merci.
E se allarghiamo lo spettro a tutto il mondo dei trasporti, emerge che la spesa pubblica è scesa dai 20 miliardi di euro del 2000 ai 10 del 2012; che l'accessibilità via mare vede l’Italia davanti solo a Malta, Egitto e Marocco; che il traffico su ferro registra 112 miliardi di tonnellate per chilometro in Germania, 32 in Francia e 19 in Italia;
che su 21 interporti oltre il 70 per cento delle merci è movimentato da tre interporti del Nord. Come "riconnettere" il Paese? Confcommercio/Conftrasporto propone cinque interventi integrati. Il governo aprirà il confronto?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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