Parte «Stampa»-«Repubblica» e De Benedetti lascia il gruppo

L'Ingegnere rinuncia alla presidenza, lo sostituirà il figlio Marco. Nella nuova holding aumenta il peso di John Elkann

Parte «Stampa»-«Repubblica» e De Benedetti lascia il gruppo

Carlo De Benedetti lascia la presidenza del gruppo Espresso. A sedersi al suo posto - al vertice del gruppo appena ribattezzato Gedi che, entro la prossima settimana, porterà a termine l'integrazione con la Itedi degli Agnelli (La Stampa e il Secolo XIX) - sarà il secondogenito Marco.

Con questa mossa si chiude il cerchio aperto in una serata del gennaio 2009, quando l'Ingegnere annunciò il suo passo indietro da ogni carica operativa nel gruppo di famiglia, guidato dalle holding Cofide e Cir, con l'unica eccezione della presidenza del gruppo Espresso-Repubblica. A monte, nel frattempo, anche la titolarità della quota di controllo del capitale Cir era passata di mano, dal padre ai tre figli (Rodolfo, Marco ed Edoardo). Ora l'Ingegnere, che non ha fatto alcun annuncio ma che non ha potuto smentire l'indiscrezione di Prima Comunicazione, lascia anche l'ultima casella che aveva continuato a occupare, sia per passione, sia per interessi politici, economici e finanziari. La decisione ufficiale potrebbe arrivare già oggi in un consiglio d'amministrazione.

È vero che l'età, 83 anni a novembre, ha avuto il suo peso nella decisione. Ma il passo indietro a pochi giorni dal closing della fusione tra Espresso-Repubblica e Stampa-Secolo (previsto per il 30 giugno) segnala proprio la fine di un'epoca. E apre a nuovi scenari nei quali il baricentro del gruppo Gedi potrebbe, seppur lentamente, spostarsi verso gli Agnelli.

Gedi nasce sotto il pieno controllo della Cir: oltre il 43%, mentre a Exor fa capo una quota che è meno di un decimo, il 4,2%. Ma John Elkann ha già dichiarato di voler presto diventare il secondo azionista, superando dunque gli altri due grandi soci, Jacaranda Falck e Carlo Perrone, entrambi intorno al 5% (il resto è sul mercato). Elkann è anche appena stato cooptato nel cda di Gedi, nel quale intenderà far valere tutto il suo peso. E, se da Torino dicono che grandi cambiamenti «non sono nei piani», il forte interesse di Yaki per l'editoria, anche all'estero (ha rilevato il controllo dell'Economist), è arcinoto. E non è un caso che la notizia del passo indietro dell'Ingegnere sia uscita proprio a Torino, l'altra sera, in occasione dei 150 anni della Stampa, con Elkann a fare gli onori di casa nel parlare dell'informazione del futuro con Jeff Bezos.

C'è poi un aspetto più politico ed editoriale nella vicenda De Benedetti, legato a Repubblica e al suo attuale momento difficile. Non solo per l'andamento calante delle vendite cartacee, che riguarda purtroppo tutti i quotidiani, ma sopratutto rispetto a una linea editoriale che rispecchia in tutto e per tutto le angosce della sinistra italiana. E in gioco ci sarebbe anche il direttore, Mario Calabresi, il cui giovane regno (dopo i 20 anni di Eugenio Scalfari e gli altrettanti di Ezio Mauro) stenta a consolidarsi; sia all'interno della redazione, dove non è difficile registrare maldipancia di ogni tipo, sia presso lo stesso De Benedetti, che non sarebbe per nulla soddisfatto della «terza Repubblica».

Comunque, almeno per ora, al vertice del gruppo resterà uno di famiglia: il figlio Marco sarà designato come prevede la governance di Gedi, che attribuisce a Cir la nomina dl presidente e ad (Monica Mondardini).

La scelta è quindi indicativa della volontà della famiglia di restare al timone. E Marco era il nome giusto: Rodolfo, essendo al vertice dell'azionista Cir, non era un'opzione opportuna. Mentre Edoardo (medico) non si è mai occupato dei business di famiglia.

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