Il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, fa quadrato attorno ai vertici di Unicredit sul caso Palenzona finito, intanto, sotto ai riflettori della Consob. «Leggo i giornali e, quindi, non sono preoccupato per niente, sono cose che capitano nelle aziende, ma pian pianino impareranno anche a chiudere la bocca», ha detto ieri l'imprenditore veneto a chi gli chiedeva un commento sull'inchiesta della procura di Firenze che vede indagati il vice presidente di UniCredit, Fabrizio Palenzona, e alcuni dirigenti della banca. Quanto al possibile danno d'immagine, «basta che le banche facciano i numeri, ormai la reputazione conta poco», ha aggiunto Del Vecchio definendo poi «di lungo termine» l'investimento nell'istituto milanese.
Nemmeno l'ipotesi di un nuovo aumento di capitale spaventa il fondatore della Luxottica («Da quando ci sono io, ne hanno fatti tanti», ha ricordato) che definisce «buono» l'operato dell'ad, Federico Ghizzoni confermandogli, di fatto, la fiducia. Eppure, lo scorso 13 aprile, attraverso la sua cassaforte lussemburghese Delfin, Del Vecchio è sceso all'1,99% di Piazza Gae Aulenti. Entrato nel capitale del Credito Italiano ai tempi della privatizzazione nel 1993, era salito al 3% all'indomani dell'aumento di capitale, tra il 2012 e il 2013 quando il titolo stazionava sotto i 3 euro (ieri ha chiuso a 6,03 euro). Poi ha venduto sotto alla soglia rilevante del 2 con una plusvalenza di circa 370 milioni. Delfin è indebitata attualmente verso Unicredit per oltre 934 milioni a valere su una linea di credito di 1,2 miliardi. L'imprenditore di Agordo parla, dunque, da cliente e da azionista interessato al rendimento del titolo su cui ha investito. Come tale, ha tutto l'interesse che si plachi l'eco mediatica innescata dalle indagini della procura fiorentina. Le sue parole sono comunque assai ascoltate anche dai soci stranieri di Unicredit che potrebbero pensare: se il gran capo di una multinazionale come Luxottica è tranquillo, possiamo esserlo anche noi. Intanto, l'azienda veneta brinda ai conti dei nove mesi chiusi con un utile di 704 milioni (+27%) e 6,8 miliardi di ricavi (+18%).
Quanto a Unicredit, Ghizzoni vuole chiudere in tempi rapidi la vicenda e sarebbe orientato a sostituire i due dirigenti Massimiliano Fossati (capo dei rischi) e Alessandro Cataldo (responsabile del corporate) già in settimana per non arrivare a ridosso dell'11 novembre quando verrà presentato il nuovo piano strategico.
Infine, sul fronte giudiziario, ieri si è svolta l'udienza del Tribunale del riesame al quale hanno fatto ricorso gli indagati contro il sequestro di alcuni documenti. La decisione sarà depositata nei prossimi giorni. «Il piano di risanamento del gruppo Bulgarella è stato bocciato tre volte», ha detto il legale di Palenzona, Fabrizio Dinoia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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