Il Patto Ue nasconde un sacrificio da 10 miliardi l'anno per l'Italia

Il 19 giugno la procedura d'infrazione. Pesa la voragine Superbonus

Il Patto Ue nasconde un sacrificio da 10 miliardi l'anno per l'Italia
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Il braccio correttivo del nuovo Patto di Stabilità dovrebbe prevedere per l'Italia una correzione del deficit strutturale di circa 10 miliardi di euro l'anno fino al 2031. Secondo fonti di Bruxelles, la richiesta di aggiustamento dovrebbe attestarsi allo 0,5-0,6% del Pil in 7 anni, un valore pari a circa 10 miliardi l'anno. Si tratta, comunque, di una correzione che viene già considerata dal Def sui saldi 2024-25 e che, dopo l'indicazione della Commissione Ue (in foto il vicepresidente Valdis Dombrovskis), influenzerà anche gli anni successivi. La procedura per disavanzo eccessivo, complice la voragine scavata dal Superbonus, dovrebbe essere formalmente aperta il 19 giugno, mentre la raccomandazione per il rientro del deficit è attesa a novembre. Tra i due appuntamenti è prevista da parte del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, la presentazione del piano pluriennale di spesa che dovrà essere predisposto entro il 20 settembre. Inoltre, l'Italia dovrà trattare le correzioni, tenendo presente che nei primi tre anni di procedura (2025-2027) verrà tenuto conto del maggior costo degli interessi. A questo si accompagnerà il braccio preventivo del Patto che impone un calo del debito pubblico per almeno l'1% all'anno. In ogni caso l'attuale Commissione Ue (molto probabilmente la nuova non si insedierà prima dell'autunno inoltrato; ndr) fornirà indicazioni sia sul piano di rientro del deficit verso il target del 3% a 4 anni sia per quello, che quasi certamente sarà adottato, a 7 anni. L'Italia, però, dovrà tenere conto del tendenziale di spesa ed eventuali scostamenti dovranno essere integrati nel piano. Si confida, comunque, che il negoziato politico possa sortire un esito positivo per il nostro Paese alla luce degli sforzi per attuare il Pnrr.

La consueta indagine rapida del Centro studi di Confindustria ha confermato le attese di una ripresa dell'economia che, però, procede «a velocità diverse», con un buon andamento di servizi e turismo da record, ma con l'industria in contrazione, come i consumi di beni. La produzione industriale (-0,5% a marzo, -1,3% nel primo trimestre) è in arretramento.

L'indice Pmi manifatturiero è scivolato di nuovo in area di contrazione (47,3 da 50,4) e questo denota un «lieve peggioramento delle attese sulla produzione». Intanto continua l'altalena, su bassi livelli, della fiducia delle imprese manifatturiere.

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